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ESCLUSIVA TMW - Varese, Milanese: "Nel solco di Gaucci e Sogliano"

di Claudio Sottile
Mauro Milanese, agente FIFA classe '71, è il neo DS del Varese. Nel suo curriculum da calciatore ricordiamo le esperienze con Cremonese, Torino, Napoli, Parma, Inter, Perugia e Ancona.
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© foto di Tommaso Sabino

La firma è arrivata stanotte a tarda ora, dopo una cena in cui si è parlato poco di menu e tanto di programmi.
A poche ore dal nero su bianco, le prime parole di Mauro Milanese, nuovissimo DS del Varese, in ESCLUSIVA a TMW.

Mauro, sei ufficialmente il nuovo DS del Varese. Quanto è pesante l'eredità del tuo predecessore Sean Sogliano, volato a Palermo?
"Sogliano per me è un amico, sicuramente è la persona che più mi ha aiutato quando ho finito di giocare a calcio col Varese. Era il mio Direttore a Varese, abbiamo giocato sei anni in A assieme, siamo amici, è la persona cui devo più riconoscenza da quando ho concluso la carriera. Gli ho portato giocatori come agente, mi ha fatto lavorare, mi ha fatto sentire a casa quando venivo a vedere le partite, mi ha fatto vivere Varese come un ambiente familiare. Varese per me è una seconda casa, è chiaro che la sfida è stimolante e non si può fare un paragone. Io comincio ora, lui lo fa da 6 - 7 anni, ha portato una squadra dall'Eccellenza a un quarto d'ora dalla A".

Quanto ha influenzato la tua amicizia con lui nella scelta del Presidente Rosati?
"Ha influenzato, anche se chiaramente il Presidente conoscendomi personalmente mi ha dato fiducia, avrà capito che di me si può fidare umanamente. Mi hanno scelto dal punto di vista della persona, per questo e non di certo per la mia esperienza che, onestamente, è pari a zero!"

Solo pochi giorni fa sembrava fatto l'arrivo di Valoti dall'Albinoleffe come DS, saltato nelle ultimissime ore contemporaneamente al nascere della tua candidatura, spuntata all'improvviso: che trattativa è stata?
"Quando Sean è andato a Palermo con l'allenatore della Primavera, il direttore gestionale e il capo degli osservatori, Enzo Montemurro e Rosati si sono trovati senza staff, e hanno deciso di ricominciare da persone che conoscevano. Io frequentando Varese, per operazioni con loro come procuratore, mi sono fatto apprezzare. È un grosso rischio da parte loro, ma sarò sempre grato.Non è facile, tutta l'Italia è perplessa di questa fiducia, mi piacciono le scelte difficili, la vivo con orgoglio e determinazione. Arrivo con grande grinta, farò di tutto perché le cose vadano bene al massimo di quello che posso fare".

Arrivi con Benny Carbone allenatore, è la tua prima mossa da DS biancorosso?
"La scelta è di Rosati e Montemurro, io penso sinceramente che chiunque arrivi dopo Sogliano e Sannino abbia tutto da perdere. O si portava un grande nome che infiammava la piazza, o chiunque alla prima sconfitta vivrà con i paragoni. Bisogna guardare avanti, alla fine è così e accettiamo che non si possa far meglio di quel sodalizio, visto che dai Dilettanti sono arrivati ai play off di B. Fare meglio significa Serie A ma c'è anche tanto margine per far peggio. Perciò questa scelta coraggiosa la vivo con serenità, ognuno è fatto alla propria maniera. Sogliano è un direttore incredibile, serio, Sannino è uno dei migliori allenatori d'Italia. La loro strada è meritata, sono partiti da lontano e hanno meritato tutto quello che stanno ottenendo ora. Noi umilmente proveremo a mettere del nostro".

La durata del tuo contratto?
"Penso che nella vita bisogna pensare le cose anno per anno. Non ho, ad oggi, potere contrattuale e decisionale per chiedere un pluriennale.Sia io sia il mister abbiamo firmato il contratto di un anno, ed è giusto così, per un Varese che riparte con entusiasmo e slancio, in una città che pensava solo a basket ed hockey, e si è entusiasmata per il calcio. L'obiettivo è il mantenimento della categoria, così da non perdere il lavoro fatto precedentemente. Magari lanciando qualche giovane, visto che anche la Primavera è arrivata a qualche scampolo dal coronare un sogno. Salvarsi giocando bene, lanciando qualche giovane, rimanendo una società sana, questo l'obiettivo fissato".

Parli della Primavera, nella quale sicuramente spicca Pompilio (19), finito nelle mire dei grandi club: volete tenerlo con voi?
"Faccio un discorso più ampio. I ragazzi si sono fatti notare, visto che nella Final Eight eravamo l'unica squadra di Serie B, e considerando che l'anno primo essendo in C avevamo solo la Berretti e non la Primavera. Il lavoro è stato straordinario. I ragazzi hanno richieste, non si devono montare la testa, a parte casi straordinari un po' di gavetta bisogna farla, giocare in C1 come ha fatto uno del calibro di Balotelli (20) non sarebbe male. Non tutti arriveranno in A, ma facendo il percorso giusto potranno avere tutti una buona carriera. Non devono sentirsi arrivati, il primo anno dopo la Primavera, quando ti confronti coi tre punti, le retrocessioni, è molto duro. Le aspettative sono tante, ma bisogna capire che pochi s'impongono ad alti livelli in prima squadra".

Le tue prime mosse da DS saranno parlare con i giocatori in scadenza e i prestiti?
"Sì, ma voglio parlare a tutti i giocatori, anche a quelli con il contratto. Non terrò nessuno che non crede nel progetto".

Pisano (24) è già andato a Palermo, Ebagua (25) sembra promesso sposo del Torino, c'è aria di smobilitazione?
"Manderò via chi non crede nel progetto. Varese è un punto di partenza, è un bel trampolino, c'è ancora una categoria sopra la B, è una città con grande visibilità a mezz'ora da Milano, c'è possibilità di far bene rispetto ad altre regioni. Terremo solo chi avrà voglia di fare bene, cercheremo di ottenere risultati, giocando bene. Cogliere tutti gli obiettivi non è facile. Non non smantelliamo tuttavia. Ebagua, se arriverà una cifra importante, penso che la società lo venderà, magari a metà, perché nel giocatore ci crediamo. Perché nel caso andasse al Torino potrebbe essere ricomprato da una big, e noi potremmo trarre un maggiore profitto".

I tifosi hanno paura di perdere Neto Pereira (32), loro autentico beniamino. Rimarrà?
"Neto Pereira è un affetto particolare, l'ho portato io al Varese dall'Itala San Marco. Sono contento dei suoi successi, Carbone giocando col 4-3-3 credo che individui in lui uno dei titolari là davanti. Come punta centrale abbiamo Neto, Eusepi (22) che torna dal Pavia, De Luca (20), Cellini (30) reduce dal prestito al Vicenza. Per due ruoli come attaccanti laterali abbiamo cinque esterni, con Zecchin (28), Carrozza (29), Tripoli (24), Concas (24) e Nadarevic (23). Penso che la squadra non risulterebbe smantellata, anche se partisse un altro giocatore, anzi".

Il tuo punto di riferimento come DS?
"Sean Sogliano, tra Torino, Perugia e Ancona abbiamo vissuto anni splendidi da calciatori. A Perugia, con i Gaucci che trasmettevano valori importanti, abbiamo acquisito la mentalità da scopritori, rapportandola naturalmente al momento in cui viviamo e al nuovo ruolo da dirigenti. Soprattutto Alessandro Gaucci lo reputo un grande, capisce di calcio, lo stimo tanto. Perugia si ricorda quegli anni, Ale ha portato in Uefa la città, ha fatto vestire il Grifone a Materazzi (37), Gattuso (33), Miccoli (31), Grosso (33), al primo giapponese Nakata, al primo coreano Ahn (35), al primo iraniano Rezaei (36), al primo cinese Ma Ming-Yu, a Obodo (27), a due greci campioni d'Europa come Dellas (35) e Vryzas. Nello stupore ha fatto bene, con una rete di osservatori che oggi tanti si sognano. Erano avanti, sono stati innovatori, ho giocato quattro anni a Perugia, un po' cerco di rubare il meglio trasferendolo nei tempi attuali. Sì, spero di essere nel solco di Gaucci e Sogliano".

Percorrere le loro orme non sarebbe male...
"Sarebbe il massimo".

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