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Un ritorno galactico

di Alessio Calfapietra
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© foto di Filippo Gabutti

Circa un anno fa, l'argomento piu' in voga era il ritorno di Kakà allo stadio San Siro. Da avversario, con la maglia del Real Madrid, per disputare una partita di Champions. Oggi come allora, il secondo avvento del brasiliano nell'impianto meneghino cattura l'attenzione dei media, e rimbomba con forza in questi ultimissimi scorci d'estate. Il ritorno di Kakà allo stadio San Siro. Da avversario, con la maglia dell'Inter, per disputare probabilmente la seconda parte di questo campionato. Un'idea nata dalla tentazione irresistibile di rendere "pan per focaccia" al Milan e pareggiare i conti sullo stesso tavolo sul quale sono stati riversati, senza pudore, i sentimenti e l'affetto del popolo interista maturati nel fantastico triennio di Zlatan Ibrahimovic. Un'affare che sembrerebbe impossibile, ma che le parole di Tronchetti Provera pronunciate quest'oggi rendono soltanto "molto difficile". Come era da ritenersi impossibile il passaggio di Ibrahimovic al Milan. Dopo qualche settimana, la trattativa era stata derubricata a "molto complessa", per poi divenire "complicata", proseguendo con l'aggettivo di "quasi completa" sino all'annuncio finale della nascita del bimbo. Kakà all'Inter è un'operazione fattibile, che parte con il vantaggio di non essere ritenuta una bordata di fantamercato destinata a disperdersi, perchè già nella sua fase embrionale mostra discrete possibilità di successo. Per il mese di gennaio, lo stesso che, nel 2009, avrebbe potuto trasferire Kakà al Manchester City, si aprirà la trattativa vera e propria, la quale potrebbe slittare anche in estate. Mourinho può fare a meno del brasiliano, del resto lo stesso Kakà, nel momento della consegna della maglia merengue da parte dell'eterno Di Stefano, sapeva che a Madrid sarebbe stato uno dei tanti. Un fuoriclasse sostituibile con un altro di pari rango. Un pallone d'oro da poter fischiare quando le cose vanno male. Quindici mesi fa, il brasiliano è costato quasi 68 milioni di euro, tra corrispettivo per il cartellino e premio formazione da versare al San Paolo. Ad oggi, dopo una stagione in chiaroscuro tra squadra di club e nazionale, Florentino Perez dovrebbe accontentarsi della metà, scontabile oltre tutto attraverso la penale Mourinho ancora da corrispondere all'Inter. Oppure si potrebbe ricorrere alla formula piu' utilizzata del mercato 2010, vale a dire "prendi oggi, paghi entro tre anni". I margini per un accordo esistono, occorre verificare, al di là dell'indubbio impatto emotivo, l'effettiva collocabilità del giocatore negli schemi di Benitez.

O chi dovrebbe mettersi in disparte. Kakà dovrebbe poi dare prova di aver pienamente recupero dai malanni fisici che lo hanno lasciato fermo al palo per buona parte della scorsa stagione e che da troppo tempo gli impediscono di esprimersi ai propri livelli. Ma nell'anno del triplete ogni sogno è lecito e anche attendersi un pezzo da novanta nel cosiddetto mercato di riparazione merita di stare ben oltre il campo delle illusioni.
La prima giornata europea delle nostre squadre ha avuto uno score deprimente. Una sola vittoria, un pareggio e una sconfitta in Champions, la caduta del Palermo a Praga e tre pareggi in Europa League, due dei quali patiti in casa e non certo contro delle corazzate. La Germania ci ha immediatamente superato nel ranking UEFA, la perdita nel 2012 del quarto posto valido per i preliminari Champions è quasi sicura, e sarebbe la giusta conseguenza per un movimento calcistico in costante involuzione, dove la Federazione dà alla luce provvedimenti inadeguati e dove i calciatori, in polemica con la Lega, si arroccano minacciando lo sciopero. A fine giugno, abbiamo assistito ad uno stracciarsi le vesti collettivo per l'indecorosa figura dell'Italia ai Mondiali, con un richiamo pressocchè unanime alla valorizzazione del prodotto locale. A fine agosto, il mercato ha chiuso i battenti sancendo la serie A con piu' stranieri della storia, all'incirca 270, una media di 13.5 a testa, un numero che permetterebbe ad ogni singola formazione di non schierare nessun italiano fra gli undici in campo e di operare tre sostituzioni con altrettanti stranieri. A dimostrazione che in Italia non soltanto si chiudono le stalle quando i buoi sono già scappati, ma che queste vengono subito riaperte perpetuando l'errore. Neanche a dirlo, il club con piu' stranieri rimane l'Inter con 23, seguono Roma e Lazio con 19, Fiorentina e Cesena con 18, Udinese con 17, Catania e Milan a quota 15 ed il Chievo a 14. Tra le big, la Juventus risulta la piu' "virtuosa" con soli otto stranieri, il Cagliari in assoluto la rosa piu' tricolore con quattro non italiani. Scendendo di categoria (la B a sua volta supera le cento unità), spiccano Sassuolo e Pescara ferme ad un solo straniero, Modena e Piacenza a due. Un'ultima parola su Cristiano Lucarelli. Abbiamo criticato il suo acquisto da parte del Napoli e tutto il teatrino edificato da De Laurentiis. Rinnoviamo tale critica, rivolta soprattutto alle esternazioni del presidente azzurro, e lasciamo da parte la considerazione che nei pochi minuti avuti a disposizione, Lucarelli non ha smosso di una virgola gli equilibri offensivi di Mazzarri, di certo non aiutato da un contesto piuttosto mediocre e con i nuovi innesti simili a dei pesci fuor d'acqua. Ma al calciatore e all'uomo rivolgiamo i nostri piu' sentiti auguri per una pronto ritorno all'attività agonistica. A presto, Cristiano!

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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