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Tutti contro Lippi? Il vero colpevole è più in alto

di Luciano Moggi
Nato a Monticiano il 10 luglio 1937, è stato dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus. Nel suo palmares ci sono: 8 scudetti, 1 Champions League, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Intercontinentale, 2 Coppa Italia e 5 Supercoppe
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Il copione era scontato, tutti addosso a Lippi, copione ovviamente usuale, favorito anche dall'autoflagellazione che Marcello ha offerto al mondo calcistico.

Il ct ha detto che quando si sbaglia le colpe sono sempre del Capo. Già il Capo. Chi riveste questo ruolo nella spedizione mondiale, ben al di sopra di quello del selezionatore? Ma il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, naturalmente, che se n'era anche vantato recentemente in una delle sue soporifere conversazioni alla Rai: quarta volta per lui, prima da capintesta assoluto. E gli effetti si sono visti tutti, provocati da una interpretazione assai personale (e altrettanto modesta) dell'incarico di presidente, oltre all'incapacità, sua e del suo staff, nel dirigere la Nazionale.

Ci sono persone che nascono per fare i secondi, che non possono fare i primi, e se, per disavventura, arrivano a fare i primi possono combinare qualsiasi tipo di sfracelli: è il nostro caso. Non so se questo aforisma si adatti perfettamente ad Abete che, come secondo, faceva meno guai(?), ma dal momento in cui si è assiso sulla poltrona del comando ne ha combinate di cotte e di crude, non azzeccando niente, neppure per sbaglio. L'impressione è che Abete abbia confuso il prestigioso incarico di via Allegri e quello di capo della spedizione mondiale come occasioni private, nelle quali discettare di ciò che gli piaceva, senza alcun riferimento alla sostanza, o come l'orticello personale da curare per la sua immagine, perchè tutto il resto sarebbe andato poi avanti da sé in automatismo; anche per le cose della Nazionale e quell'assegnazione degli Europei, diventata per l'Italia più inafferrabile dell'araba fenice.

Illusione totale, ma d'altra parte quando si nomina Direttore Generale della Figc uno che nella vita ha fatto sempre l'addetto stampa (Antonello Valentini) i risultati non possono essere che questi: la cosa è buffa e assomiglia un po' alla Juve quando nominò Alessio Secco (fino allora team manager) direttore, cacciato adesso a furor di popolo, quando dette a Blanc addirittura tre cariche (presidente, ad e dg), due delle quali ritirate in tutta fretta per prevenire il disastro, il tutto a dimostrazione che le nomine a tavolino non possono trasformare in geni della materia chi fino al giorno prima ha fatto tutt'altro mestiere. Il fallimento in Sudafrica è la pagina più nera e la caduta più profonda del calcio italiano. Di fronte a un tale disastro, Lippi non è il terminale delle colpe connesse, e mi sarei aspettato che accanto alla messa all'indice nei confronti del ct, peraltro già a fine corsa, fossero state contestualmente individuate e soppesate fin dal primo momento le colpe assai più gravi della Federcalcio, di Abete e del suo staff.

In Francia ci hanno pensato a livello istituzionale: il ministro dello Sport, Roselyne Bachelot, non si è accontentata dell'addio preannunciato di Domenech, ma ha chiesto le dimissioni del presidente della Federcalcio, Jean Pierre Escalettes, giudicandole "inevitabili". Dalle nostre parti e sugli stessi piani alti ho visto finora molto folklore, ma poca sostanza. Può darsi che nel frattempo qualcuno ci pensi. Di certo non l'interessato, che al primo accenno ha respinto la domanda al mittente fingendo anche di confondere il problema del disastro con la scelta dell'incarico a Lippi. Dei quattro anni di Abete come numero uno di via Allegri il fallimento sudafricano è solo la punta di un iceberg. Abete è quello dei due pesi e due misure della giustizia sportiva, l'amministra come se fosse un bene tutto suo a seconda delle simpatie o antipatie, tenendo conto soprattutto di quello che gli suggerisce Ruggero Palombo (avete capito bene, il giornalista), quel Palombo che intercettato con Bergamo designatore, vuole imporre l'arbitro Collina a dirigere Roma-Juve. Complimenti! E non voglio neanche pensare, come molti in verità già pensano, che Palazzi non ragioni con la propria testa, c'è però un dato di fatto ufficiale e incontrovertibile, la giustizia sportiva dipende, è inserita nell'organizzazione della Figc, che decide tutte le nomine. Dove può essere l'autonomia?

Recentemente ,per una cena con me e altre 20 persone in un ristorante di Bologna, i Menarini sono stati inibiti per tre mesi, si attende con ansia cosa potrà accadere adesso a Moratti e Preziosi che hanno sbandierato a destra e a manca le loro trattative a mezzo tv e sui giornali. Forse l'ergastolo ? A meno che il doppiopesismo della Figc faccia ancora una volta sentenze flop inimmaginabili e naturalmente scandalose.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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