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Spezia, il sogno inarrestabile di Alessandro Cesarini

di Stefano Sica

Dall'asprezza dei campi della serie D al sogno promozione con lo Spezia. Tutto in poche settimane. E' la favola di Alessandro Cesarini, 21 anni il prossimo giugno, tornato lo scorso febbraio nel club che lo ha allevato regalandogli un'importante vetrina prima con gli Allievi regionali poi con quelli nazionali. E' proprio con quest'ultimi che il fantasista di Sarzana inizia a far notare le sue qualità, mettendo a segno ben 18 reti. Prestazioni che lasciano sbalordita la dirigenza della Sarzanese, che decide di ingaggiarlo facendolo debuttare con la juniores nazionale, prima dell'esordio con la squadra maggiore nella stagione 2007/08. E' da lì che Cesarini prende il volo, arrivando a collezionare nella sua esperienza rossonera ben 21 gol in 72 presenze. Nel primo campionato a Sarzana, sono due i gol in 23 apparizioni, per aumentare poi il bottino l'annata successiva a 10 in 32 presenze, fino a giungere ai nove colpi sparati in 17 gare da settembre a gennaio. Segni di una maturazione progressiva e di un'ascesa straordinaria. Se c'è un giocatore con caratteristiche atipiche, questo è proprio lui: cresciuto alla Sarzanese come trequartista, attualmente mister D'Adderio lo utilizza come unica punta nel suo 4-1-4-1. Insomma, un jolly prezioso capace di interpretare i ruoli più svariati in attacco. Una virtù, di per sè, già importante, ed ancora più apprezzabile considerando gli esordi di questo giovane talento che dice di avere Roberto Baggio e Zlatan Ibrahimovic come idoli inamovibili. Cesarini infatti nasce come difensore centrale, nel Foce Vara del trainer Stefano Grazzini che poi si accorge che tanta classe non va sprecata comprimendola nella durezza e negli affanni di un pacchetto difensivo che bada principalmente ad evitare i gol avversari. Del resto il ragazzo ha nel dribbling ubriacante e nelle giocate sopraffine due dogmi irrinunciabili. Cesarini, infatti, non è soltanto l'uomo dell'ultimo passaggio, l'assist-man che risolve da solo le sfide più moleste. Al gioiello di D'Adderio spesso piace partire da lontano e saltare gli avversari come pedine disarmate, annullando qualsiasi maldestra volontà di fermarlo. Per fare un esempio, basti riportare il pensiero alla rete marcata da Marek Hamsik nella gara casalinga di campionato contro il Livorno. Lo stile di Cesarini, però, non ricorda certamente quello del calciatore del Napoli. Piuttosto, a ben vedere, è molto più riconducibile alle movenze di Stefan Schwoch, e non solo per la clamorosa somiglianza nella capigliatura.

I tifosi dello Spezia oramai lo hanno adottato: Cesarini è il loro fuoriclasse, l'ambasciatore di quella riscossa tanto attesa dopo il fallimento di due estati fa. Ed anche a lui è bastato poco per farsi voler bene. Dopo lo sfortunato esordio di Vercelli, culminato con la sconfitta ligure per 1-0, alla quarta presenza in maglia bianca arriva il battesimo del gol, nel 3-1 casalingo al Mezzocorona. Poi una magia nello scontro diretto con l'Alghero (trasformazione in spaccata su assist di Beretta) e la rete del momentaneo vantaggio spezzino col Feralpisalò. Tre botti, quindi, accompagnati da assist a profusione, come quello delizioso che ha mandato in porta Chianese domenica scorsa a Pavia. E che certificano un finale di stagione in crescendo. Se è vero, insomma, che i grandi si vedono nei momenti decisivi di un torneo, ogni speranza sul futuro di Cesarini è ben riposta. Se ne sono accorti innanzitutto gli osservatori di Parma, Sampdoria, Genoa, Livorno, Siena, Fiorentina e Brescia, a turno presenti alla sue gare. Eppure a gennaio c'era un pensiero che lo tormentava, fomentato dall'ansia che scompiglia l'animo di chi deve prendere una decisione di vita importante: restare alla Sarzanese e terminare la stagione da attore protagonista (e quindi indossare la fascia di capitano della nazionale di categoria di Roberto Polverelli) oppure tentare una nuova sfida. Alla fine Cesarini ha scelto di imboccare la seconda strada. Per amore, certo, ma soprattutto per scommessa. Ha lasciato il certo per l'incerto. I due tecnici che lo hanno svezzato a Sarzana, Massimo Plicanti lo scorso anno e Stefano Sottili nel campionato in corso, sono comunque pronti a mettere la mano sul fuoco per lui. Plicanti, in più, ritiene che il suo habitat naturale sia quello tipico della seconda punta. E pensare che uno dei tatuaggi che ha sul corpo raffigura un'araba fenice: un piccolo controsenso. Perchè la sua vera vita sta per cominciare adesso. E per un'eventuale risurrezione dalle proprie ceneri c'è ancora tempo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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