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Scandalo allenatori: tutti i segreti. Inter, Fiorentina, Genoa, Catania e Chievo: tradimenti, liti e separazioni traumatiche. Un tecnico ad un passo da tre panchine. I primi giorni di mercato di Roma, Juve e Napoli

di Pierpaolo Marino
Scandalo allenatori: tutti i segreti. Inter, Fiorentina, Genoa, Catania e Chievo: tradimenti, liti e separazioni traumatiche. Un tecnico ad un passo da tre panchine. I primi giorni di mercato di Roma, Juve e Napoli
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Quella che si sta velocemente consumando in questi ultimi giorni è la più violenta rivincita che gli allenatori potessero prendersi sulle società, dopo tanti decenni di sofferenze, licenziamenti e mancati rinnovi del contratto.
Per i presidenti una vera e propria pena da "contrappasso dantesco", che nemmeno la fertile fantasia dell'Alighieri sarebbe mai riuscita a partorire.
Cominciamo da Moratti, che, nel momento topico della trionfale stagione dell'Inter, è stato messo immediatamente sui carboni ardenti dalla fuga a Madrid del suo allenatore, che pure era legato da contratto. A tal proposito, per verificare quanto a noi fossero già chiari, in tempi non sospetti, gli intenti dello Special One, provate a rileggere, cliccando in fondo a questa pagina, la nostra rubrica del 16 marzo scorso.
Eppure non abbiamo la sfera di cristallo e, per fortuna, non l'avevano neanche quei "soloni" che, dopo due giorni, si affrettarono a smentire affermando che Florentino Perez aveva un'idiosincrasia per Mourinho somigliante all'orticaria. Complimenti!
La panchina ancora vacante della regina d'Italia e d'Europa, genera un effetto così traumatico da condizionare, in parte, anche le mosse degli altri presidenti "licenziati", in questi ultimi giorni, dai propri allenatori. Una vera e propria sindrome da "ruggito del coniglio".
In particolare Sinisa Mihajlovic, che aveva già ricevuto l'investitura onoraria dei giocatori dell'Inter, ma non quella decisiva del Presidente Moratti, che, invece, vuole Hiddink o Benitez (con buone speranze) e sogna Capello (una chimera), ha tenuto, per alcuni giorni, bloccate altre due società che lo corteggiavano insistentemente.
Si tratta di Fiorentina e Genoa, i cui destini sembravano, fino a ieri, collegati da una reazione a catena, scaturita, in casa viola, da una separazione largamente annunciata con Prandelli, dopo tanti mesi di gelo ed incomprensioni con la dirigenza. In questo tritacarne aveva messo un piede anche Gasperini, per lui si sarebbe trattato di un vero e proprio divorzio, dopo aspri litigi con un esponente della famiglia Preziosi, cui il tecnico rossoblu ha bocciato l'ultimo mercato, nonostante fosse stato fatto anche con il suo benestare. La Fiorentina, nei giorni scorsi, aveva parlato due volte con Gasperini e con lui c'era buon feeling, ma Corvino ha temuto di non trovare un accordo con Preziosi per liberarlo dal contratto. Così il buon Pantaleo si è rivolto a Mihajlovic, che, condizionato dalle pressioni dei suoi ex compagni prima ed allievi poi dell'Inter, ha preso tempo, sciogliendo ogni riserva soltanto nella serata di ieri.
I dirigenti del Genoa, che, nel frattempo, non dormivano e che, già da un po', proteggono Gasperini, ma non lo amano più, per non farsi trovare impreparati, avevano già incontrato Giampaolo, che, nonostante la sua signorilità, non li ha convinti. Paradossale che, ad un certo punto, anche Preziosi stava per rivolgersi a Mihajlovic, che così, in due giorni, si è trovato ad un passo da tre prestigiose panchine.
Altri due dirigenti "esonerati" (si fa per dire) anche essi dal proprio allenatore, dopo che lo avevano coraggiosamente rilanciato, sono Pulvirenti e Lo Monaco, che corteggiano Giampaolo ed, in alternativa, pensano a Ballardini.
Queste stesse due piste sono seguite anche da Campedelli, altro presidente "licenziato" dal suo allenatore Di Carlo, fuggito a Genova da Garrone, a sua volta, orfano di Delneri.
L'unico presidente, mangia-allenatori per antonomasia, che, con intuito e genialità è riuscito ad anticipare le mosse del proprio tecnico ed ad imporre l'esonero, prima di un'altra inevitabile fuga per la gloria, è stato Massimo Cellino.

Il licenziamento di Allegri, che ai più era sembrato inspiegabile, poi si è rivelato, dopo quella che è stata battezzata la "rivoluzione di maggio" degli allenatori, l'unico che ha restituito il ruolo di padre padrone al presidente: "alla prima che mi fai, ti licenzio e te ne vai!"
Tutti questi intrighi legati al valzer delle panchine, logicamente, hanno, fino ad ora, paralizzato il mercato di quasi tutte le società coinvolte. Soltanto Juventus, Roma e Napoli, saldamente nelle mani di Delneri, Ranieri e Mazzarri, possono già muoversi speditamente.
I problemi economici della Roma, purtroppo, sono noti a tutti. L'ottimo Daniele Pradè dovrà fare anche quest'anno delle acrobazie tecnico-finanziarie. Il diktat della proprietà è realizzare almeno una cessione da 20-25 milioni e, contemporaneamente, procedere all'acquisizione di calciatori a parametro zero (l'Imperatore Adriano il primo della serie). Sul piede di partenza si trova Vucinic, più che mai richiesto dal Manchester City, mentre i dirigenti della Roma sperano di non dover sacrificare De Rossi e trattenere Juan, che è tentato dall'Inter e che Mourinho vorrebbe al Real. Il miracolo sarebbe quello di riuscire a vendere Mexes per una decina di milioni e con il ricavato riscattare Burdisso, che porterebbe in dote anche suo fratello Guillermo.
I primi passi del nuovo management della Juventus sono stati quelli di riallacciare le trattative con l'Udinese per Pepe e D'Agostino, oltre a quella con il Palermo per Kjaer. Marotta ha, inoltre, dato il mandato per lo scambio con il Wolfsburg tra Diego e Dzeko, con adeguato conguaglio a favore dei tedeschi.
Per quanto riguarda Pazzini e Palombo bisognerà attendere che Garrone smaltisca la collera per il doppio tradimento dello stesso Marotta e di Delneri.
Grandi problemi, invece per il Napoli per arrivare alla tanto ambita prima punta. Gli ultimi pettegolezzi di mercato, riferiscono di un mancato interesse a trasferirsi a Napoli di Pazzini e Giuseppe Rossi, corteggiati dai Partenopei, ma entrambi attratti da altre sirene.
Intanto anche l'operazione Toni appare molto complicata. L'acquisto del bomber del Bayern sarebbe mostruosamente oneroso, sia per l'ingaggio (6 milioni netti), che per i diritti d'immagine da cui il buon Luca ricava altri 3 milioni annui. A ciò si aggiunga che Rumenigge e soci pretenderebbero anche una contropartita economica. Nel frattempo molti vogliono Denis (è reale l'interesse dell'Udinese), ma il Napoli, al momento, non può privarsene se prima non arriva a firmare un contratto con un altro "sfondatore".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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