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Ritorno al futuro

di Alessio Calfapietra
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© foto di Federico De Luca

"Tornate all'antico e sarà un progresso". Lo sosteneva oltre un secolo fa Giuseppe Verdi, e da qui possiamo partire, visto che il suo legame con il calcio è comprovato dalla puntuale diffusione al "Tardini" della marcia trionfale. A 48 anni di distanza, un Agnelli è tornato alla presidenza della Juventus, Andrea figlio del compianto Umberto, un cambio societario che arriva al termine della peggiore stagione nella storia dei bianconeri. Peggio di Maifredi, peggio dell'Intertoto, e se il Milan dovesse vincere sabato sera, un'annata orribile tanto quanto quella del 61-62, quando la Vecchia Signora trovò quindici sconfitte in campionato ed evitò la retrocessione per soli sei punti davanti a Spal e Vicenza. Il ritorno degli Agnelli al timone è soltanto la punta dell'iceberg, per quanto la passione di Andrea per il calcio sia già di per sè motivo per riportare il sorriso sul volto dei tifosi. La dirigenza sarà completamente rifondata. Come nelle migliori aziende, chi ottiene insuccessi in serie viene allontanato o messo ai margini: a guardare l'organico bianconero si dovrebbe agire con l'evideziatore nero. Non è questa la sede per elencare gli errori (orrori) in sede di mercato compiuti da Alessio Secco ed avallati prima da Cobolli Gigli e poi da Jean Claude Blanc (abili in altri campi), li abbiamo citati all'infinito e per averne un rapido riscontro basta leggere le formazioni tipo da qualche anno a questa parte. Non è questa la sede per sancire l'insuccesso del ritorno di Bettega, un'eccezione che smentisce l'affermazione del caro Verdi e che si tramuta in una colossale spruzzata di fumo negli occhi del tifosi e degli osservatori esterni. Il neo Direttore Generale Beppe Marotta ha fatto miracoli a Genova, grazie ad una conoscenza calcistica sopraffina ed una innegabile abilità manageriale ed amministrativa. Ha rilanciato Cassano e Pazzini quando in pochi vi avrebbero scommesso, si è reso mentore di Palombo ed ha scovato dal nulla Ziegler e Padalino, ha fatto incetta di giovani d'oro come Poli, Marilungo, Koman, Dessena, Elsneg, Soriano e Regini. Ha preso la Sampdoria dalla B e l'ha spedita in Uefa tre volte sfiorando una Coppa Italia e, per amore dei sostenitori doriani, ci limitiamo a dire che il torneo che va a concludersi potrebbe regalare uno storico traguardo. Il pedigree di Marotta lo renda l'uomo giusto per prendere il comando, là dove in tanti hanno fallito. Sarà curioso vedere come si comporterà avendo molti fondi a disposizione, dopo che ha fatto rendere al massimo la Sampdoria low cost ordinata da Garrone. Il nodo dell'allenatore resta ancora da sciogliere. Benitez, dato per certo fino a pochi giorni fa, è sempre piu' lontano e non risulta difficile comprenderne i motivi. La figura del manager all'inglese non esiste in Italia, se si eccettua il caso isolato di De Canio a Lecce. Benitez mal avrebbe sopportato l'ingerenza di Garrone e del ds Paratici, essendo abituato a tessere in prima persona le strategie di mercato delle sue squadre. Di qui il naufragio della trattativa, ancor prima che per la laboriosa e costosa trafila per liberare lo spagnolo dal Liverpool. Fra i tanti nomi spesi da febbraio ad oggi (Zaccheroni non ha mai avuto chanche di proseguire), è emerso di recente quello di Gigi Delneri, caldeggiato, ovviamente, da Marotta.

Qualcuno però ha storto il naso, dentro e fuori dalla sede juventina. Si dice non sia tagliato per le big. Se si prende a riferimento la doppia esperienza con Porto e Roma, se ne deduce che queste non fanno testo. L'addio in salsa portoghese si è consumato durante l'estate del 2004 nel mistero e nelle dicerie, sospeso tra accuse di scarsa professionalità da una parte ed eccessivo indebolimento della rosa dall'altra. Ma Delneri non ha avuto modo di mettere la propria firma su nessun match ufficiale dei dragoes, quindi come è possibile parlare di fallimento? Discorso diverso a Roma, vicenda maturata a pochi mesi dalla breve avventura sulla panchina ereditata da Mourinho. In quel momento chiunque sarebbe rimasto a terra, basti ricordare i tre allenatori che si sono succeduti a Capello e Prandelli senza schiodare i giallorossi da un mare di polemiche e dall'ottavo posto finale. Per conoscere Delneri occorre guardare all'ormai datato miracolo Chievo o all'Atalanta, e non prestare attenzione nemmeno alla parentesi palermitana perchè non sarà certo il primo, nè l'ultimo, tecnico di valore esonerato da Zamparini. Un sergente di ferro capace di far rendere al meglio i suoi uomini, questo è Delneri. Non significa garanzia di successo, ma nemmeno una bocciatura a priori. Le altre piste, Prandelli (Fiorentina in pole, nazionale indietro), Spalletti (lo Zenit non lo libererà), Allegri (piace nuovamente al Milan), Capello (perchè lasciare l'Inghilterra?) e Mancini (il City gli farà scontare la mancata Champions) vanno in subordine. Sul fronte giocatori, si annuncia una rivoluzione. Sono tanti, troppi i calciatori che non hanno piu' nulla da dare alla causa bianconera. Non solo Trezeguet o Camoranesi, o Cannavaro e Grosso che invece non hanno dato nulla, ma tanti elementi in sospeso come Giovinco che non può ammuffire in panchina, Candreva e Caceres dal prezzo di riscatto particolarmente esoso, i grandi enigmi Diego - allergico al centrocampo a quattro - Amauri e Felipe Melo, diversi nomi di fascia media (Grygera, Salihamidzic, Zebina e Poulsen), oltre al deludente Sissoko degli ultimi tempi, ma anche l'intoccabile Buffon, e sul portiere vorremmo chiudere questa ampia analisi delle vicende juventine. I cori a favore di Gigi si sprecano ogni volta. Non si cede Buffon. Perchè? Buffon si è scansato ormai da tempo dalla vetta di migliore interprete del ruolo, regredendo ad ottimo portiere, dunque sostituibile. Se arrivasse un'offerta adeguata, e non si tratta piu' di proposte principesche ma di trattative da condurre secondo mercato, il suo decennio all'ombra della Mole potrebbe finire sugli almanacchi. Il nuovo ciclo di Corso Galileo Ferraris può prescindere da lui - piu' che da Marchisio, Chiellini ed almeno inizialmente Del Piero - la partita si giocherà sui nuovi acquisti e sulla ritrovata competenza dei vertici. Di livello assoluto in ogni caso, come merita la tradizione del club torinese che aspetta di essere riportata ai fasti che gli competono.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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