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Peccati di gioventu'

di Alessio Calfapietra
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© foto di Federico De Luca

Lo possiamo scrivere senza tema di smentita: il progetto di affidare a tecnici emergenti le panchine di Juventus e Milan è miseramente fallito. Se Ferrara ha lasciato da quasi tre mesi travolto dagli insuccessi di campionato e coppa, Leonardo, appena piu'brillante, si è virtualmente dimesso da Milanello affidando alle rimanenti quattro gare lo stesso valore degli ultimi singulti del grigio interregno di Zaccheroni. Un insuccesso su tutta la linea che se trae origine da motivazioni diverse (esperimento alla Guardiola ed in ottica Lippi per i bianconeri, contenimento dei costi per i rossoneri), lascia spazio ad un rammarico generale perchè si è persa un'ottima occasione per operare un ricambio generazionale tra le panchine, a maggior ragione se condotto fra le cosiddette grandi. Leonardo, tecnico per caso e controvoglia, ha interrotto prima del tempo il suo stage d'oro zecchino che, forse, lo avrebbe trasformato in un allenatore, e tornerà in Brasile a fare quel che ha sempre fatto (bene), collaborando con la federazione locale in vista dei mondiali. Ma non metta avanti la saudade dei figli come scusante perchè non è credibile e rischia di riecheggiare l'ormai celeberrimo bisogno di imparare l'inglese da parte della prole di Schevchenko. In estate Leonardo ha accettato di buon grado quanto offertogli dal nuovo corso milanista, senza battere ciglio alla cessione di Kakà e Gourcuff e di fronte all'immobilismo sul mercato che ha prodotto unicamente il raffazzonato acquisto di Huntelaar. Aziendalista per vocazione, ad un certo punto al brasiliano le frecciate presidenziali sono divenute meno sopportabili e un rapporto lungo oltre un decennio si è logorato alla pari dei risultati che, nella migliore delle ipotesi, coincideranno con l'accesso diretto alla Champions. In tempi non sospetti parlavamo di "bello dei debuttanti", ma è chiaro che mai come in questo caso il debutto in società è stato guastato da uno scivolone durante le danze o da uno strappo sgradevole nel vestito. Passata la svolta giovanilistica, la Juventus torna a puntare sul sicuro affidandosi a Rafa Benitez, un matrimonio che per essere celebrato necessita di un lungo corteggiamento a livello economico-legale che coinvolge progetti e buonuscite milionarie. Il Milan, per la già richiamata austerity sceglierà un'altra soluzione interna quanto inedita con il duo Galli-Tassotti. In tema di allenatori emergenti, questa volta supportati da risultati tangibili, spicca l'esonero a freddo di Max Allegri, con Cellino che per una sera reindossa le vesti di incallito divora allenatori. Il patron rossoblu' ha spiegato il diciassettesimo esonero di questa stagione con le sirene che avrebbero distratto Allegri, non si puo' escludere che tali richiami provengano da una piazza importante come Torino o Firenze o dallo stesso Milan, Allegri merita una grande e ci auguriamo che, smaltite le paturnie isolane, gli venga offerta a tempo debito. Per concludere questa breve panoramica sul "giovane (non sempre) è bello", bisogna dare spazio all'ennesima vicenda Balotelli.

La gara con il Barcellona era a rischio per lui che non ha mai digerito il provino andato male al Camp Nou. Da allora sono passati diversi anni ma ogni volta che Mario vede blaugrana i suoi nervi si agitano. Sin dalle prime giocate era evidente che il ragazzo avesse voglia di strafare e che questo atteggiamento si sarebbe scontrato col clima di impresa in via di compimento e con le rigide consegne tattiche di Mourinho. Dal rientro contro il Bologna, condito da una buona gara, Mario è poi apparso molle e poco incisivo quando invece avrebbe dovuto e potuto fare la differenza come ci si aspetterebbe da un ventenne iperdotato e, almeno in teoria, desideroso di farsi notare. Ancora una volta, Balotelli è finito nel mirino dei tifosi per una maglietta, ma se lo sketch patrocinato da Canale 5 poteva anche sembrare divertente, la scena messa su a San Siro è risultata irritante come i suoi venti minuti disputati in campo. Nella serata che potrebbe riconsegnare ad una squadra italiana una finale Champions, specialmente all'Inter che non ne disputa una da decenni, questo teatrino (Moratti lo ha definito suicidio pubblico) stona a tal punto da richiamare il noto passatempo "Trova l'intruso". Si potrebbe indicare una foto con Milito, Snejider, Pandev, Julio Cesar, Lucio, Maicon e Balotelli. Sei grandi protagonisti della notte milanese, ed un settimo perso dietro le sue lune che, imbeccato da un pubblico spazientito, si sfila la casacca. Un gesto inaccettabile che segna una tappa ulteriore nel suo allontanamento dai colori nerazzurri. In vista della gara di ritorno, l'Inter dovrà dare il meglio di sè e disputare una partita perfetta come quella allo Stamford Bridge e come lo stesso match d'andata dove a Guardiola è stata imposta la prima sconfitta con due goal di scarto della sua carriera. Nell'affrontare una trasferta così insidiosa, i giocatori dovranno tener presente che l'avversario non è imbattibile e che se attaccato può essere messo in difficoltà. Messi è stato riportato alla condizione umana almeno per una sera, basterà bissare l'esperimento e la finale di Madrid, dove probabilmente approderà un coriaceo Bayern, risulterà meno lontana.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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