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Milan, così non si va da nessuna parte. Allegri e Pato, sveglia!

di Antonio Vitiello
Fonte: editoriale di Andrea Distaso per MilanNews.it
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© foto di andrea Distaso

D'accordo, il numero di occasioni e di conclusioni verso la porta di Storari non giustifica affatto il risultato di sabato sera. Un pareggio avrebbe reso maggiore giustizia all'andamento di una partita complessivamente brutta, in cui la maggiore vocazione al sacrificio della Juve e la sua grande capacità di corsa hanno fatto la differenza. Che sono poi, al momento, gli emblemi del nostro calcio, prodotto sempre più difficile da esportare all'estero e clamorosamente in affanno sul palcoscenico internazionale.
Se i nostri avversari hanno messo in campo almeno la grinta e lo spirito di abnegazione, il Milan è mancato in tutto: tolti i primi 20', dopo la rete di Quagliarella la squadra di Allegri si è sciolta, senza trovare mai nemmeno la cattiveria necessaria per imbastire una reazione rabbiosa tale da costringere i bianconeri nella propria area di rigore.
Ha finito, anzi, per ingarbugliarsi nelle solite trame per vie centrali, nella sua solita manovra lenta e prevedibile che ha permesso a Del Neri e ai suoi di chiudere ben presto tutti gli spazi possibili e di concedere ai rossoneri il minimo sindacale in termini di palle-gol.
In difesa, poi, sono riemerse le solite marchiane disattenzioni che hanno permesso agli juventini di capitalizzare quasi al 100% le situazioni di pericolo reale che hanno creato dalle parti di Abbiati. Errori singoli come quelli di Antonini o quelli di piazzamento di tutta la retroguardia, in occasione di un paio di ripartenze della Juve nel primo tempo, non sono accettabili in una grande squadra. La costante sensazione di poter andare in difficoltà alla prima sortita degli avversari non può essere giustificata solamente dall'assenza di Thiago Silva, è in realtà un problema di compattezza e di sicurezza dell'intero reparto che va più in profondità.
Quello che maggiormente preoccupa in questo Milan è la perdurante inesistenza (ormai siamo a novembre) di una reale alternativa di gioco al pallone addosso a Ibrahimovic o alla speranza che Pato inventi qualcosa dal nulla.

Allo stato attuale delle cose sembra non essere previsto uno schema, un'idea di gioco collettivo, un qualsivoglia stratagemma che dimostri la presenza tangibile dell'allenatore all'interno del gruppo.
Dall'inizio della stagione, eccezion fatta per il pirotecnico debutto con il Lecce, non ricordo una sola partita disputata dal Milan pienamente soddisfacente dal punto di vista della gestione dei 90' e sotto il profilo puramente spettacolare. E la responsabilità su questo versante non può che essere di un tecnico probabilmente ancora alla ricerca del famoso bandolo della matassa e gravemente carente al momento delle sostituzioni. L'inserimento di Seedorf soltanto dopo lo 0-2 e quello "consolatorio" di Inzaghi ad un quarto d'ora dalla fine mettono a pieno titolo Allegri sul banco degli imputati, insieme ai suoi ragazzi.
Su tutti l'inesistente e quasi irritante Alexandre Pato, protagonista sabato di una delle sue peggiori prestazioni con la maglia rossonera. Si era detto detto che questa sarebbe stata la stagione della consacrazione e che la presenza al suo fianco di un giocatore come Ibra gli avrebbe giovato dal punto di vista tattico. Due doppiette contro Lecce e Chievo non bastano, non possono bastare: a Madrid non si è visto, a Napoli è stato impalpabile ed egoista in più di una circostanza, con la Juventus non ha saltato l'avversario una volta che fosse una, a tratti il suo atteggiamento è stato persino indolente.
Con tutto questo elenco di difetti non si va da nessuna parte e mercoledì sera arriva a San Siro il Real Madrid di Mourinho: incappare in un altro risultato negativo e in un'altra prestazione poco convincente complicherebbe molto il cammino in coppa e rischierebbe di minare le certezze del gruppo rossonero.

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