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Lazio, Orsi spera in un ritorno...

di Riccardo Mancini
Fonte: lalaziosiamonoi.it
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© foto di Alberto Fornasari

Si avvicina Livorno-Lazio. Una sfida che nasconde vecchie rivalità e che conserva ancora antiche ruggini relative al passato. Nella settimana che ci conduce alla gara in terra labronica, la redazione di Radio Sei, durante la trasmissione Lazio di Sera, ha contattato l'ex portiere della squadra biancoceleste, nonchè ex tecnico del team amaranto, Fernando Orsi, per un commento sulla scontro che vale una stagione (per la Lazio), sulle polemiche relative a Lazio-Inter e sulle voci che lo vorrebbero prossimo al ritorno in biancoceleste. Nel pomeriggio di ieri, infatti, lo stesso Orsi è stato avvistato all'interno del Centro Sportivo di Formello...

Fernando, che effetto ti fa questo assalto mediatico nei confronti della Lazio in seguito alla gara contro l'Inter?

"Si sa, la partita era sotto gli occhi di tutti. Pensavano chissà cosa ma questi, secondo me, sono falsi problemi. E' stata una partita in cui si scontravano la quintultima e la prima in classifica ed i valori tecnici sono quelli che tutti conosciamo. Sarebbe stato più stupefacente se fossero stati i biancocelesti ad avere la meglio sulla squadra di Mourinho. Negli ultimi 8-9 anni, se non sbaglio, la Lazio non è mai riuscita a vincere contro le big del calcio italiano. L'Inter è una delle squadre più forti del mondo, ma al di là di questo, il problema è stato amplificato a causa della rivalità tra Lazio e Roma. Quando si perdono degli obiettivi così importanti a causa della sconfitta della squadra rivale è logico che bruci. Non si può ridurre ad una partita il campionato italiano. La Lazio non ha fatto un grandissimo campionato e non era questa la partita giusta per dimostrare il contrario. La Roma non può prendersela con la Lazio se non è più prima in classifica. L'Inter ha concesso una sola occasione e se i giallorossi non l'hanno sfruttata al meglio non è certo colpa della Lazio e dei suoi tifosi, che si sono comportati sempre in maniera abbastanza corretta. A parti inverse sarebbe successa la stessa cosa...".

A volte sembra quasi che quando si toccano i giallorossi si scateni un putiferio. Tu che hai vissuto la realtà romana, ci sono stati momenti in cui ti è sembrato di essere uno scozzese in terra inglese?

"No no, sai i giocatori hanno un altro tipo di approccio a queste cose. Sono dei professionisti ed entrano in campo senza pensare a queste cose. Dopo un campionato del genere, però, se la Lazio avesse fatto risultato proprio contro l'Inter ed avesse consegnato lo scudetto alla Roma, sarebbe stato ancora più drammatico. La contentezza dei tifosi non è stata tanto per il gol dei nerazzurri quanto per la possibilità di togliere lo Scudetto alla squadra di Ranieri. In questo momento è venuta fuori l'ipocrisia della gente: non si toccano nè tifosi nè i giocatori. Quest'ultimi entrano in campo sempre per dare il massimo".

Ieri ti abbiamo visto varcare i cancelli del Centro Sportivo di Formello...

"E' stato un semplice aggiornamento professionale, ho parlato con Reja e vedrò gli allenamenti biancocelesti per tutta la settimana. Il tecnico friulano è uno dei più importanti del panorama italiano ed è impensabile non andarlo a vedere da vicino. Verso la fine del campionato, poi, le sedute sono nettamente diverse rispetto al periodo centrale della stagione, ma è comunque bello ritrovarsi a contatto con la squadra...".

Che clima hai trovato tra i giocatori e ci sono prospettive imminenti per il tuo futuro?

"Li ho trovati tranquilli, sereni. Solitamente dopo una partita, i giocatori ci pensano tra di loro. Sono indirizzati verso l'obiettivo Livorno e non pensano ad altro. L'ambiente mi è sembrato tranquillo, ma non rilassato. I ragazzi hanno svolto un ottimo allenamento, su ritmi anche abbastanza elevati,sono motivati. Per quanto riguarda la mia situazione, sono in attesa di vedere se esistono possibilità per ricominciare ad allenare. Ho avuto dei contatti con società di serie B, ma non ho trovato gli stimolu goiusti. Ho preferito aspettare. Il mio futuro lo vedo in panchina, mi piace stare in mezzo al gruppo, ma non disdegnerei un posto anche a livello dirigenziale. Il calcio offre così tante opportunità che non vanno assolutamente scartate...".

Sai che la Lazio sta ricostruendo la dirigenza. Non è che hai incontrato Lotito proprio in ottica prossima stagione per un ruolo dietro la scrivania?

"No assolutamente, ma vi dico la verità: la Lazio è la mia famiglia, sono cresciuto professionalmente a Roma, tifo per la squadra biancoceleste. E' ovvio che con il passare del tempo le situazione cambiano, ed ora è difficile pensare ad un ruolo del genere. Oltretutto non dipende da me. Se fosse per la mia volontà, è normale che sarei contentissimo se mi venisse proposto un ruolo da direttore tecnico all'interno della Lazio. La Lazio è casa mia".

Che ostacolo può essere il Livorno, sia dal punto di vista ambientale che tecnico? La Lazio troverà una squadra caricata dai moniti di Lucarelli e Spinelli oppure demotivata dalla retrocessione?

"Sono partite che vanno affrontate con attenzione. Mancanze di concentrazione posso costare. Se la Lazio non dovesse riuscire a passare in vantaggio,sarebbe dura. Ci sono rivalità storiche, nonostante si siano affrontate poche volte in serie A. Anche io ho avuto qualche problema: dopo un anno trascorso in modo tranquillo grazie ai buoni risultati ottenuti, la seconda stagione non era ben visto da tutto l'ambiente a causa dei miei trascorsi nella Lazio. Ci sarà un clima piuttosto caldo".

Che tipo è Spinelli?

"Lo ringrazierò sempre per il comportamento avuto nei miei confronti, nonostante abbia l'etichetta di "mangiallenatori". Chi non lo conosce personalmente può farsi un'idea distorta. E' una persona splendida. Ci sentiamo spesso. Sta vicino alla squadra, paga gli stipendi puntualmente, è un presidente tuttofare".

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