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L'uscita di servizio

di Alessio Calfapietra
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Il mercato è finito da quasi un mese, ma alcuni campionati esteri, come Brasile, Svizzera, Romania e Polonia hanno offerto possibilità fuori tempo massimo a diversi giocatori in cerca di rilancio. Porte aperte a Cicinho (San Paolo), Diana (Bellinzona), De Zerbi, Piccolo e Bottone (Cluji), anche se alle 19.00 del 1 febbraio quelle stesse porte erano rimaste chiuse a doppia mandata. Al contrario di Diakitè e Makinwa (forse per il nigeriano permane una chanche al Wisla), rimasti a Formello nonostante la loro voglia di emigrare fosse tangibile e ben ricambiata dalla Lazio, ed in attesa di fare compagnia a Manfredini e Bonetto che attendono ancora l'esito dell'arbitrato. Nessun torneo esotico o da battaglia ha invece convinto Costinha e Panucci a lasciare rispettivamente Atalanta e Parma. Due giocatori dal curriculum luccicante che hanno passato ormai da molto tempo la trentina. Alle loro spalle centinaia di partite nelle manifestazioni più importanti al mondo e davanti a sè la curiosità di sapere cosa fare da grandi. Caso emblematico quello del portoghese, arrivato carico di trofei e notorietà a Bergamo nell'estate 2007 e utilizzato 54 minuti in due anni e mezzo di militanza orobica. Un rebus avvolto in un mistero che sta dentro ad un enigma, direbbe Churchill. Nel calcolare il rapporto tra l'ingaggio e la (mezza) gara disputata si può dire che le performances di Costinha siano costate all'Atalanta 37000 euro al minuto. Forse nemmeno Robbie Williams prende un simile cachet. Il portoghese, con spirito magnanimo, ha voluto evitare che i neroazzurri gli regalassero altre quattro mensilità di stipendio, visto che ha già un accordo per diventare il direttore sportivo allo Sporting Lisbona, il sogno di entrare nello staff tecnico del suo grande amico e connazionale Mourinho può attendere. La loro collaborazione al Porto fu prodigiosa. Tutt'altra storia l'addio di Panucci al Parma. Fonti ufficiali, e con esse quelle cosiddette ben informate, hanno individuato in problemi familiari la causa del divorzio anticipato, ed in questo caso ci esimiamo da ogni commento nel merito. Uno dei migliori difensori italiani degli ultimi quindici anni si trova ancora una volta a chiudere in modo non lineare i suoi rapporti professionali, così come accaduto con la Roma la scorsa estate. Un carattere complesso e non certo accomodante, a fronte di un bagaglio tecnico da campione assoluto, la crisi nera del Parma ed il futuro traballante di Guidolin, a quanto pare, rimangono però sullo sfondo. A proposito di panchine male inchiodate al terreno e tralasciando il botta-risposta fra Leonardo e Berlusconi, il ritorno di Marino all'Udinese ha fruttato una vittoria in rimonta contro il solito ammirevole Cagliari.

De Biasi si è lamentato del suo esonero: "Lascio con la squadra salva, convinto di aver fatto un buon lavoro, e col rimpianto di non aver portato a termine il compito". La classifica dei friulani, tutt'altro che salvi, è addolcita dalla vittoria contro il Napoli in una gara più che altro persa dai campani. La scelta di allontanare Marino non ci sembrava illuminata ed il rendimento del successore lo ha confermato. E sempre a proposito di allenatori sulla graticola, Malesani è stato confermato dal Siena ed ha ripagato i toscani con un mini-ciclo di gare positive. La salvezza resta un miraggio, ma forse la traversata nel deserto verrà compiuta con una buona scorta di borracce. Un'eco del Viareggio vinto dalla Juventus di Immobile arriva sino alla massima serie: l'ottimo Francesco Forte, diciotto anni, si è aggregato al Chievo dopo la bellissima esperienza con la Rappresentativa serie D. Un portierino di valore che il Vigor Lamezia non poteva oltre modo trattenere. Da tenere sotto osservazione anche il centrocampista Fabrizio Tirelli del Latina, scuola Roma. Un plauso comunque all'Empoli del gioiello Saponara che ha raggiunto la finale pur privo di Caturano e Fabbrini, due talenti già saliti alla ribalta professionistica e che potrebbero - specialmente Fabbrini - presto infiammare le cronache di mercato. Questa sera, nell'anticipo di serie B fra Vicenza e Cittadella, entreranno in vigore le nuove regole sulle bestemmie in campo. Cartellino rosso per giocatori e tecnici colti in flagrante, è ammessa anche la prova televisiva. Se dovesse confermarsi quanto visto e sentito sui campi di calcio negli ultimi decenni, si realizzerebbe il famoso riferimento di Mourinho alle partite svolte con sei giocatori, e quindi soggette a sconfitta a tavolino, tanto sono numerose e gratuite le imprecazioni che volano sul rettangolo verde. Solo per fare un esempio di quanto sia radicato tale malcostume (cosa avranno da rinfacciare a Dio questi aitanti milionari?) e di come questo sia presente ad ogni livello, sin dalle giovanili, posso testimoniare di quando due giocatori - non li cito per benevolenza ma uno è abbastanza conosciuto -, entrambi tesserati nel vivaio di importanti squadre del Nord Italia, per di più impegnati nel torneo dedicato a Papa Wojtyla, si sono esibiti in vigorose e plateali bestemmie per dei falli a loro danno. Ricordo in modo particolare un attaccante urlare in modo belluino in seguito ad uno scontro aereo, nemmeno fosse all'osteria o in un teatro di guerra. L'arbitro si è avvicinato, lo ha guardato storto per alcuni secondi ma poi ha evitato di sanzionarlo perchè già ammonito. Con le nuove regole, quel maleducato avrebbe visto il resto della partita da bordocampo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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