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Il Re Mida di Setubal

di Alessio Calfapietra
Occhio alla tabella trasferimenti, tra non molto riprenderà ad essere costantemente aggiornata nella sua versione estiva
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

La lunga notte di Madrid ha consegnato ufficialmente a Josè Mourinho lo scettro di miglior allenatore in attività. Nessuno ha vinto quanto lui alla sua età, soltanto altri cinque colleghi, dai tempi del Celtic arrivando sino a Guardiola lo scorso anno, sono riusciti a realizzare il "triplete". Numeri da leggenda, insufficienti però ad incollarlo alla panchina dell'Inter e che spingono Mourinho a ricostruire il Real Madrid dalle sue opulente macerie (una volta pagata la salatissima clausola rescissoria), lì dove qualsiasi altro collega avrebbe trovato modo di auto-confermarsi all'infinito, invocando un debito di gratitudine che però il vocabolario di Josè non contempla. Tutto da rifare in casa Moratti, pur se la base tecnica di partenza resta monumentale e aspetta di essere guidata con lo stesso piglio del Re Mida di Setubal, l'ex insegnante di educazione fisica che ha imparato a trasformare in oro ogni cosa che tocca. Mourinho insegue continuamente la sfida ed ama mettersi ogni volta in discussione, dall'alto del piedistallo che si è in parte costruito da sè e che in parte i suoi innumerevoli successi hanno solidificato nel tempo. Non vuole suscitare simpatia, nè facili consensi, Mourinho ha il pregio di dire quello che pensa e di pensare quello che fa, senza compromessi che lo sviliscano, d'ora in poi la stampa italiana, che non gli ha mai risparmiato critiche non sempre ponderate, dovrà riabituarsi alle solite conferenze infarcite di affermazioni trite e ritrite. Oggi la Spagna, domani nuovamente l'Inghilterra, poi la panchina del Portogallo: per i suoi ammiratori e per gli statistici del calcio sarà un'avventura da seguire sino all'ultima curva. La rosa dei sostituti (in senso formale, perchè Jose' è insostituibile) è ristretta a pochi nomi: Mihajlovic, Capello e Hiddink, se il primo ancora non convince ed è già in parola con la Fiorentina, gli altri due sono legati ad una nazionale e la loro voglia di misurarsi nuovamente con un club è tutta da verificare. Il Tandem Guardiola-Baggio, vale a dire l'uomo dei miracoli sportivi ed il redivivo fuoriclasse, è suggestivo ma forse non praticabile. Reduce dalla parentesi da nababbo in Uzbekistan, inoltre, Scolari è nuovamente sulla piazza. In attesa di conoscere il futuro tecnico dell'Inter, e di conseguenza i possibili tagli ed innesti alla rosa, resta da notare come i media italiani abbiano cercato in ogni modo di rovinare la festa nerazzurra per una tripletta che rimarrà scalfita negli almanacchi. Prima della finale, era un'impresa trovare un articolo o un servizio sulla cifra tecnica del match, perchè tutto era imperniato sul possibile addio di Mourinho, come se a Madrid si dovesse disputare una semplice amichevole. D'accordo, il portoghese è stato il primo ad alimentare queste voci poi confermatesi realtà, ma sembrava che si volesse sminuire lo storico risultato con ogni mezzo possibile. Una volta sconfitto il Bayern, alcuni giornalisti hanno poi avuto la brillante idea di chiedere ad ogni intervistato se sarebbe rimasto all'Inter, trovando poi in Milito un valido alleato. Non si trattava dell'uscita di un tribunale dove erano stato dichiarato il fallimento della società, o del post-gara imemdiatamente successivo ad una retrocessione in serie B, ma la mixed zone del Bernabeu dove quei giocatori avevano appena vinto la Champions, terzo titolo in due settimane. Eppure ad ogni malcapitato che sperava di dover parlare dell'impresa, sono stati invece chiesti lumi sul proprio avvenire e quello dell'allenatore, tanto da farne l'argomento principale. Il tema mercato è irresistibile, vero, ma guarda caso a Schweinsteiger, che pure si presentava da sconfitto e che potrebbe lasciare a breve il Bayern Monaco per l'Italia, non è stata rivolta alcuna domanda in tal senso. La sensazione è che, per motivi insondabili, vi sia una certa malafede nei riguardi dell'Inter e di chi la dirige. Anche se è fisiologico che una squadra vincente risulti anche antipatica, in questo caso si va oltre. Forse si tratta degli investimenti miliardari di Moratti? Avere liquidità in un mondo a rotoli è un merito, non una colpa e la proprietà privata in Italia non viene ancora ritenuta un furto. Forse sono gli strascichi della questione Calciopoli? Se fosse così, sarebbe bene che le recriminazioni dei tifosi e dei diretti interessati, di per sè comprensibili, restino fuori dallo strumentario di chi deve fare informazione. Sono soltanto ipotesi, ma questa antipatia contro il Biscione andrebbe in futuro smaltita, e riconoscere così a Cesare quanto gli spetta, con equità e senza piaggeria. Allegri al Milan, questione di giorni (metterà la firma in cirillico?) per adesso chiudiamo con due giocatori svincolati che animano queste giornate di mercato.

Adriano e Fabio Cannavaro, accostati a Roma e Napoli e che per motivi diversi sono operazioni che andrebbero saggiamente evitate. Il brasiliano: il costo zero non può da solo risolvere la convenienza di una trattativa, perchè si rischia di trascurare alcuni aspetti determinanti come il declino fisico e tecnico dell'attaccante intrapreso da cinque anni ad oggi, un china solo parzialmente risalita con il ritorno in Brasile dove, tra l'altro, certi episodi tristemente noti a Milano si sono ripetuti. Basti citare le frasi del suo mister al Flamengo, Cuca, indispettito dalla scarsa professionalità di Adriano: "Chi ritarda o si assenta con me non gioca più. Adriano è un giocatore di forza, lui deve essere in condizioni fisiche perfette per rendere come può. Ha bisogno di lavorare e di allenarsi più di chiunque altro: come vuoi che renda bene, con un sacco di cinque chili di zucchero sulle spalle?". Nella speranza che Pradè abbia letto queste frasi e non si sia limitato a vedere i dvd del brasiliano fermi al 2004, a Roma è bene che come Imperatore si ricordi unicamente Adriano, quello che nell'età dell'oro romana amava circondarsi di opere d'arte ed era notoriamente una persona saggia e posata. Adriano, ci dispiace dirlo, al momento potrebbe al massimo interpretare un gladiatore, rimanendo alla metafora storica. Visto che l'affare è in dirittura d'arrivo, ci auguriamo per l bene della Roma e di Adriano di venire smentiti. Fabio Cannavaro ha appena avuto la certezza che la Juventus non si avvarrà dell'opzione di rinnovo per il prossimo campionato e dunque sarà l'unico capitano senza contratto ai mondiali. Fabio sta coltivando il desiderio di tornare a Napoli dopo un quindicennio ricco di soddisfazioni per lui ed in massima parte travagliato per la società campana, condannata nel frattempo alla piu' totale mediocrità ed in seguito fallita e gettata in C1, prima che l'avvento di De Laurentiis le riconsegnasse dignità e palcoscenici degni del suo blasone, un processo graduale e non privo di contrattempi, in ogni caso ancora lontano dalla sua conclusione. Fabio vorrebbe che queste due situazioni si incastrassero, sotto l'insegna del ritorno alle origini di una vecchio cuore partenopeo. Ma questo, se può convenire a lui, non conviene invece al Napoli, il cui progetto punta a giocatori di prospettiva da far crescere con pazienza, ai quali affiancare campioni di sempre crescente affidabilità. Un difensore a fine carriera, protagonista di un'annata a dir poco mediocre, non ha nulla a che spartire con questo identikit, tanto piu' che i campani sono alla ricerca di un difensore mancino. Ma c'è dell'altro: se Cannavaro vuole incarnare la bandiera del Napoli, il suo proposito giunge in ritardo, appunto, di 15 anni. Nel 1995 accettò il Parma senza problemi, abbandonando la nave che di lì a non molto sarebbe colata a picco. Altri calciatori, ritenuti non a torto simboli autentici delle squadre e delle relative città, hanno anteposto spesso il cuore alle ragioni del portafoglio, proprio e delle squadre di appartenenza. Francesco Totti, solo per fare un nome, non ha mai pensato seriamente di lasciare Roma, nemmeno quando le big bussavano a Trigoria e la famiglia Sensi andava incontro ad un ridimensionamento economico. I tifosi giallorossi gliene saranno grati in eterno, ancor prima che per le sue doti calcistiche fuori dal comune. Presentarsi adesso a Castelvolturno, dopo che Cannavaro lo scorso anno pensava di chiudere la propria carriera a Torino e magari restarvi da dirigente come Ciro Ferrara, è davvero troppo comodo. In questa direzione è molto piu' credibile il fratello Paolo, pronto a lasciare Parma in serie A e nel pieno della sua carriera per i campani, allora in serie B e senza i favori del pronostico per la promozione diretta. Ma a quanto pare Cannavaro, a Castelvolturno, ha trovato chiuso, e se vorrà continuare a giocare a calcio dovrà partire per gli Stati Uniti dove, almeno, non dovrà spacciare per ragioni del cuore quelle che invece attengono unicamente, e legittimamente, alla sua vita professionale.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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