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I vespri siciliani

di Alessio Calfapietra
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© foto di Vincenzo Orlando/TuttoPalermo.net

Ci risiamo. Stanco dei continui errori arbitrali a sfavore del Palermo, Maurizio Zamparini ha minacciato per l'ennesima volta di lasciare la presidenza del club che presiede da otto anni e che ha contribuito a stabilizzare saldamente in serie A dopo decenni di oblio. Il patron rosanero si è mostrato deciso piu' che mai, profetizzando un suo buen retiro in Austria ed il passaggio di consegne ad un giovane, puro e senza macchia, che abbia fiato in corpo ed energie da profondere nella titanica battaglia contro i poteri forti del calcio. Una decisione assolutamente irrevocabile per una società già in fermento dopo le recenti dimissioni di Sabatini. Coloro che prenderanno parte al corteo previsto per questa mattina nel capoluogo siciliano, manifesteranno in totale buona fede la loro vicinanza al presidente e tenteranno di dissuaderlo da questa presa di posizione, pur se definitiva e senza possibilità di replica. Un tentativo arduo ed ai limiti dell'impossibile, perchè è noto che Zamparini quando afferma qualcosa rimane inamovibile e non esiste possibilità alcuna di una marcia indietro. Lo testimonia il nostro caro e fidato menevadecum che raccoglie le dichiarazioni di presidenti furiosi, scottati, amareggiati, avvelenati ed irrimediabilmente decisi a mollare tutto perchè il mondo calcistico tesse oscure trame ai loro danni. E che puntualmente rimangono al loro posto. Un capitolo intero è dedicato a Zamparini, a seguire ve ne sono altri incentrati su Cellino, Spinelli, Della Valle e altre figure minori che pure sbottano ad ogni piè sospinto. A conferire ancora maggior fascino all'ultima esternazione di Zamparini, arriva poi l'ipotetica investitura di un principe arabo a raccogliere il testimone dal paladino delle squadre di seconda fascia il quale, logorato dall'estenuante guerra contro i padroni del vapore, meschini e sogghignanti nelle loro tinte a strisce verticali, abbandona la strenua e feroce lotta che ormai non può piu' sostenere. Sono pochi a credere che Zamparini segni davvero il passo, quasi tutti hanno invece capito l'antifona e rintracciano in quelle dichiarazioni, oltre all'immancabile lamento di Federico, un preciso avvertimento all'ambiente in vista del derby contro il Catania. Come avranno potuto notare i lettori di questa rubrica, non nutriamo alcuna simpatia per chi erige siparietti al solo scopo di attirare attenzione o alzare la posta in palio. Sia chiaro: le sviste arbitrali sono innegabili anche se forse non così determinanti, ma l'atteggiamento di Zamparini ha portato a noia, e non da oggi: per questo merita di essere bollato come poco credibile. Tra l'altro lo stesso Zamparini ha parzialmente corretto il tiro riservando per sè un posto da consigliere nel futuro organico societario, magari da esercitare a distanza direttamente dall'Austria.

A proposito di addii tra le alte sfere annunciati e mai consumati, ricordate le minacce di Diego Della Valle circa il suo disimpegno nella Fiorentina? Datano oltre sei mesi, eppure mister Tod's è ancora al suo posto. Se non formalmente, in maniera sostanziale. Del resto nel nostro campionato i cambi societari sono piuttosto rari, gli ultimi in ordine di tempo sono quelli avvenuti a Bologna, ancora tutto da decifrare per prospettive a breve-medio termine, e quello che si sta consumando con estrema lentezza a Roma, dove però è dovuto intervenire un istituto di credito per reclamare le pendenze della famiglia Sensi, perchè altrimenti anche in quel caso ognuno sarebbe rimasto sulla propria poltrona. L'unica cosa che conta è che il match fra Palermo e Catania, così denso di significati extra-sportivi, si svolga nel migliore dei modi e che a trionfare sia il calcio e non le chiacchiere a fondo perduto. Queste, infatti, rischiano di essere dannose quasi quanto la violenza, della quale a volte finiscono per esserne una fastidiosa premessa, è bene dunque eliminare entrambe per vedere una sana e godibile contesa. I vespri siciliani, in riferimento alla celebre rivolta dei cittadini contro la dominazione degli Angiò (noti antesignani dei club del nord) avvenuta nel medioevo, devono essere dunque messi da parte.
La nostra testata è particolamermente attenta al calcio giovanile e si è piu' volte espressa circa i problemi che affliggono la crescita e la valorizzazione delle nuove leve nel nostro calcio. Nell'attesa di nominare il miglior talento under 21 nei consueti TMW Awards che si concluderanno a fine mese, commentiamo le prime convocazioni di Ciro Ferrara dopo la successione a Pierluigi Casiraghi sulla panchina azzurra. I selezionatori appena insediati sono soliti apportare corpose novità nelle loro scelte e Ferrara in questo ha poco da farsi insegnare, essendo ben dodici i nuovi convocati per il ciclo che sta per iniziare. Sicuramente si tratta di esperimenti facilitati dal prossimo match amichevole contro la Turchia, ideale per provare molte facce nuove che un domani verranno accantonate. Ciò che lascia pensare è che nella lista dei 23 soltanto tre giochino in serie A (le oneste riserve D'Alessandro, Destro e Donati), otto nel torneo cadetto (non tutti titolari) e tre addirittura in Lega Pro, con Borini, Caldirola e Macheda impegnati all'estero e ben sei ancora confinati nei rispettivi vivai. Se il nostro movimento sente realmente il bisogno di rinnovarsi, sarebbe opportuno invertire la rotta e riconsegnare ai giovani la giusta possibilità di emergere, altrimenti fra quattro anni in Brasile e successivamente in Francia dovremo rimbalzarci gli stessi discorsi che hanno accompagnato la sciagurata estate sudafricana della truppa di Lippi.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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