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Fine dei giochi

di Alessio Calfapietra
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© foto di Federico De Luca

Quando la fatal sirena è suonata alle 19.00 di lunedì scorso, la sensazione più immediata è stata che l'Inter, per l'ennesima volta, si fosse assicurata la palma di regina del mercato. Un trofeo che si accompagna ormai immancabilmente allo scettro della serie A, appannaggio dei nerazzurri da quattro anni (fa fede l'albo d'oro), al quale il predominio tecnico, fisico ed economico dei nerazzurri potrebbe conferire una durata a tempo indeterminato. Pandev affare esaltante, per la società che non ha speso un centesimo e per lo stesso giocatore che ha visto decuplicarsi i suoi guadagni in una settimana. L'assenza di Eto'o è passata inosservata, visto l'impatto immediato del macedone che non sembra aver mai lasciato la Pinetina. L'obiettivo Ledesma, inseguito fino all'ultimo giro di orologio, è sfumato per l'ostinazione di Lotito e dello stesso Ledesma che, a sentire le parole di Preziosi, non voleva "darla vinta" al presidente e permettergli di monetizzare da un suo trasferimento. Ma l'Inter non si è fatta cogliere impreparata, dirottando su Mariga, un centrocampista che se un paio di anni fa avrebbe lasciato spazio a facili ironie sui fast food, da diversi mesi è diventato un'obiettivo concreto dei club più importanti d'Europa. Potenza, dinamismo e facilità di corsa per il primo kenyota a militare in serie A, un asso costato relativamente poco, vale a dire tre milioni per la comproprietà, metà cartellino di Biabiany ed il prestito di Jimenez. Mariga tampone di lusso per la morìa di centrocampisti che affligge Mourinho, ma il portoghese puà dormire sonni tranquilli: non bastassero gli otto punti di vantaggio (salvo recuperi) su Milan e Roma, la differenza la fa un complesso societario concreto ed affidabile. Dall'altra parte dei Navigli, la voglia matta di un attaccante esterno da parte di Leonardo viene compensata con l'arrivo di Mancini. I tifosi dell'Inter non temano un nuovo caso Pirlo-Seedorf, il brasiliano è totalmente da recuperare sul piano fisico e viene da stagioni quanto meno deludenti. Non si tratta di polemiche di parte, se lo stesso Berlusconi ha pubblicamente espresso dubbi su questa operazione condotta dal suo braccio destro Galliani. Intesa meneghina ritrovata: le polemiche sullo spostamento delle date paiono lontanissime, si è passati in pochi giorni dalle accuse reciproche al trasferimento lampo di un calciatore che in epoche non remote dominava le cronache di calciomercato, prima di farsi cogliere dall'insofferenza per l'ambiente romanista e poi dall'inconcludenza in quello nerazzurro. Mancini, il ritorno di Bechkam (resa fin qui modesta) ed un paio di giovani, tra cui Adiyiah su cui si addensano voci che ne mettono in dubbio il valore: se il mercato dell'Inter è da applausi, quello del Milan suscita comunque il silenzio in sala. L'effetto derby, sinora ben palpabile e deleterio in serie A, passa dunque al calciomercato. Immobile la Juventus, e di certo non parliamo del suo giovane attaccante. Sull'opportunità delle operazioni condotte con Paolucci e Candreva abbiamo già detto, l'approdo di Zaccheroni costituisce il prototipo perfetto di soluzione tampone. Un tecnico fuori dal giro da tre stagioni e disabituato a lottare per traguardi importanti da almeno sei, l'ideale per non fare ombra a Lippi nell'immediato dopo Mondiale e per non far scivolare ulteriormente una stagione già compromessa.

Un traghettatore, seppur di valore (ha guidato tutte le big nordiche, un record), la figura mitologica di Caronte, il traghettatore per eccellenza, non impressioni: il nocchiero conduceva attraverso gli inferi, questa mal ridotta Juventus, al massimo, può condurre fuori dall'Europa. Di primo e di secondo livello. Complimenti a Corvino che è riuscito in un battito d'ali a rimpiazzare un Mutu ancora una volta nei guai ed a rischio squalifica. Durante la conferenza stampa di premiazione quale miglior direttore sportivo, ho affermato scherzosamente che i TMW Awards avessero portato fortuna al ds gigliato, visto l'ingaggio di Ljajic a pochi giorni dalla proclamazione a vincitore. Dichiarazione confortata dai fatti, visto che nel giro di 24 ore sono arrivati anche Keirrison e Seferovic ed Antonio Cassano, bloccato però da un clamoroso dietro-front. Molte le operazioni concluse nella bolgia milanese - ne siamo stati diretti testimoni -, la maggior parte delle quali non degne però di catturare titoli a carattere cubitale. Spiccano l'addio di Martin Jorgensen all'Italia dopo 13 anni ed oltre 300 partite disputate (complimenti vivissimi!), l'acquisto di Pavone da parte del Catania, realizzato e poi cancellato per questioni burocratiche, la rinnovata linea verde del Genoa con Acquafresca, Gucher, Rudolf - a giugno - ed Aleksic, il sorpasso dell'ultimo secondo da parte del Piacenza sul Palermo per Moscatiello, la rivoluzione granata di Petrachi che ha compiuto una ventina di operazioni, davanti al box del Torino lui e Cairo dispensavano sorrisi e pacche di mano per la grande impresa di aver trasfigurato un organico ricco ma svogliato, ed in casa Lazio l'usato sicuro con Biava, l'affidabilità teutonica di Hitzlsperger, le scommesse esotiche Andrè Dias e Golasa per soddisfare la richiesta di rinforzi da parte di Ballardini. Senza dimenticare il Piacenza che ha perso tutti i suoi campioncini in erba: Tommaso Bianchi al Chievo, Nainggolan al Cagliari e Calderoni al Palermo, una nidiata che non ha sinora giovato alla classifica degli emiliani. Attenzione alle giovani leve, appunto: Nemanja Covic, attaccante pescato dal Parma nella serie B serba, Stefan Scepovic, coetaneo e connazionale di Covic finito alla Sampdoria, Giovanni Cristofari, regista dall'avvenire luminoso strappato dal Palermo alla Roma ed il cosentino Domenico Danti che ha scelto Siena per la prossima, possibile serie cadetta. Scambio di comproprietà tra Parma e Bologna per Pisanu e Valiani (ai ducali anche il promettente Riccardo Pasi), l'arrivederci del giocatore ai suoi ex tifosi è stato commovente. L'affannosa rincorsa alla salvezza da parte del Siena si avvale di due protagonisti in più, si tratta del centrocampista greco Tziolis e del difensore Francesco Pratali. Basteranno anche solo per rendere più vivida la fiammella? Rubinho cerca infine la stabilità professionale a Livorno dopo aver cambiato due squadre in sei mesi. L'estero non ha proposto spunti eclatanti, tranne il ritorno in Brasile del sopravvalutato Robinho - un fuoriclasse autentico un posto in squadra lo trova sempre e comunque - mentre gli annunciati colossi Manchester City e Zenit hanno operato con discrezione ed evitato di compiere le temute razzie in Italia. Mercato finito, dunque, fateci riprendere fiato, ma solo per un attimo perchè si profilano nell'immediato nuove trattative tutte da vivere, come l'approdo di Fabio Simplico alla Roma, quello di Dzeko al Milan e il destino di Ledesma. Una telenovela ancora avvincente nonostante le 800 puntate già mandate in onda.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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