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ESCLUSIVA TMW - S. Cragnotti sul momento della Lazio, il passato e...

di Alessio Alaimo
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A Roma, sponda Lazio, tutti lo rimpiangono. E' il presidente della grande Lazio, quello che ha regalato tante gioie ai tifosi biancocelesti. Poi il crollo: nel 2002 con il default dei bond Cirio, viene invitato a mettersi da parte e a lasciare le sue imprese, compresa la Lazio, nelle mani delle banche. Di chi stiamo parlando? Facile intuirlo, si tratta di Sergio Cragnotti che abbiamo intervistato in esclusiva per parlare della sua Lazio, del momento turbolento che sta attraversando la squadra biancoceleste e del suo futuro. Un futuro che, perché no, potrebbe essere ancora nel mondo del calcio.

Presidente, qual è il ricordo più bello che ha della sua Lazio a distanza di anni?
"Senza dubbio la vincita dello scudetto, poi tutti i trofei che abbiamo vinto negli anni. Abbiamo raggiunto l'apice del calcio internazionale, siamo stati i primi nel mondo. Era una squadra che si è creata al nulla ed è arrivata al vertice, questo riempie di gioia".

Questa Lazio invece fa fatica. Che effetto le fa vedere la sua ex squadra in questa situazione?
"Certamente non bello. Nel calcio ci sono dei momenti critici e per la Lazio questo lo è. Spero che ne esca fuori e per uscirne fuori occorre sostegno, compattezza e una certa freddezza, cioé non farsi condizionare dagli eventi. Ora manca anche il sostegno dei tifosi, una cosa importante che il presidente Lotito deve far tornare nella squadra di calcio".

Che ne pensa di Ballardini? Sembra abbia le ore contate sulla panchina della Lazio, probabilmente mentre stiamo parlando è stata già presa una decisione.
"Quando ci sono giocatori nuovi e un allenatore che deve conoscere la società e la piazza ci vuole del tempo e credo che Ballardini ne abbia avuto ben poco. Anche per i calciatori che sono arrivati, potrebbero esserci dei problemi con il possibile cambio di panchina".

Probabilmente arriverà Reja. Che ne pensa?
"Non lo conosco, però avrei fatto qualcosa di differente, cioè eventualmente avrei preso qualcuno che possa avere l'appoggio dei tifosi e del mondo romano perché il momento è critico e bisogna rimboccarsi le maniche e ritrovare il giusto equilibrio all'interno dello spogliatoio. Ci vuole personalità e comunque un uomo dell'ambiente".

Le sveliamo un nome, o meglio un segreto della sua ex Lazio, vediamo cosa le viene in mente: Volfango Patarca.
"E' stato uno dei pezzi importanti di quella Lazio, un uomo che si è sempre dedicato al mondo dei giovani tanti dei quali anche se non hanno giocato in biancoceleste sono e sono stati in serie A facendo la loro parte".

Perché adesso nel calcio si da poca importanza al settore giovanile?
"Il settore giovanile è un elemento importante e trainante delle società calcistiche, però è un mondo calcistico dove la concorrenza è spietata e ci sono dei grossi investimenti e grandi palcoscenici oltre al grande interesse economico e questo non da spazio ai giovani che forse devono inserirsi in livelli più bassi che gli consentano una crescita graduale e così si fa fatica a vederli nelle grandi anche se ci sono livelli e qualità importanti. E' un calcio che è cambiato, un calcio che è diventato più competitivo e più business. Il vivaio deve essere un elemento importante e vitale per la crescità di una società, però questi giovani non possono crescere nella prima squadra ma in ambienti più tranquilli e distensivi che possano evidenziare il valore di questi ragazzi, perché farli giocare in campi importanti come San Siro o l'Olimpico in competizioni importanti credo che non sia possibile. Un talento non è detto che nell'età completa possa crescere e quindi occorre farlo per gradi con un'assistenza continua come lo faceva Patarca nella Lazio. Questi giovani sono cresciuti, alcuni come Nesta all'interno della società e altri come Di Vaio da altre parti".

C'è un presidente che le piace particolarmente in questa serie A?
"Per la sua capacità calcistica credo che Berlusconi sia un presidente che capisce molto di calcio e se non avesse altri compiti vorrebbe partecipare in modo più diretto nella gestione della sua squadra. Gran parte dei presidenti partecipano, Moratti per esempio ha fatto grandi investimenti che sono necessari per costruire una grande squadra. Qualcuno ha detto che era un presidente sprecone, ma se si vuole competere occorrono questi tipo di investimenti come hanno fatto tutte le grandi squadre. Da comproprietà o giocatori in prestito, non si farà mai una grande squadra, ma si crea con investimenti, strutture, società e dirigenti capaci di interpretare il calcio a livello nazionale e internazionale come si fa nelle società industriali e il calcio lo è".

Parlando dell'Inter ci ha fatto un assist. Il club nerazzurro negli ultimi anni ha agito con oculatezza, per esempio nella scorsa sessione di mercato ha preso Goran Pandev dalla Lazio a zero euro. Che ne pensa di questa situazione?
"Se uno non è all'interno non può capire quali sono stati i momenti delicati in cui si è commessa una leggerezza. A vederlo da fuori è un peccato aver perso un giocatore come Pandev che era già un talento nella Lazio, aveva contribuito a risultati importanti e si capiva che era un elemento importante. Perché il presidente Lotito non sia riuscito a trattenerlo non lo so, è molto complicata la gestione dei calciatori, ci sono anche i procuratori che incidono in maniera particolare e questo a volte crea delle difficoltà".

Presidente, lo sa che gran parte della tifoseria laziale la rimpiange?
"(sorride,ndr) Nei momenti difficili si pensa a quello che si è fatto nel passato, questo mi fa piacere però mi crea anche un dispiacere perché sono un laziale che vorrebbe vedere primeggiare la propria squadra, spero che ne esca da questo momento difficile e riprenda il suo cammino".

Di cosa si occupa adesso Sergio Cragnotti?
"Mi occupo di progetti, consulenze sul mondo imprenditoriale e industriale, essenzialmente agricolo. Poi ho da portare avanti un problema giudiziario molto importante, quindi diciamo che le mie giornate le passo tra la mia esperienza industriale e i problemi legali".

Risolti questi problemi legali potrebbe pensare di rientrare nel mondo del calcio?
"Senza dubbio il mondo del calcio è un elemento molto attraente perché è un'attività particolare che ti prende, difficile da gestire. Non gestisci una macchina ma degli uomini e devi curarli sotto l'aspetto psicologico e quando questa macchina funziona è il massimo della soddisfazione. Quello che non ti da il mondo dell'industria che è più materialista, te lo da il calcio che è più personale".

Sembra di capire che questo mondo le manca un po'.
"Manca per quello che si voleva fare e non si è fatto, però sono soddisfatto per quello che ho creato".

La squadra di calcio per la maggior parte degli imprenditori è un giocattolo da coccolare. E' d'accordo?
"E' un giocattolo d'immagine, un marketing importante a sostegno di un'immagine e di una capacità di farsi notare sul piano nazionale e internazionale. Però è anche un elemento di gestione economica e quando riesce da soddisfazioni anche sotto questo aspetto".

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