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Chi sarà il nuovo allenatore della Juve? Lazio-Inter, Totti, Balotelli e un calcio ai moralizzatori.

di Stefano Discreti
Nato a Roma il 12-3-1977. Opinionista televisivo nelle trasmissioni "Cuore di calcio" e "Studio Stadio - Il punto di Luciano Moggi", recentemente ospite anche a "Controcampo". Co-conduttore radiofonico di "Tutti pazzi per la Juve".
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La trattativa che vedeva Benitez vicinissimo alla panchina della Juventus per la prossima stagione sembra esser entrata in una fase di stallo, forse decisiva in negativo per l'esito dell'operazione. La squadra bianconera non vuole aspettare oltre il tecnico spagnolo, anche perchè con tutto il rispetto per l'allenatore dei Reds, se a Torino decideranno di attendere qualcuno lo faranno solo per Sir Fabio Capello!
Rafael Benitez è sicuramente un tecnico di valore, pragmatico, intelligente ma non ha mai mostrato un grandissimo calcio, spumeggiante e vincente che giustifichi tutte queste sue richieste economiche e di tempo. Quindi o accetta subito la panchina bianconera o è giusto scartarlo. Detto di Capello che comunque difficilmente accetterà di tornare alla Juve (anche se il ritorno di Andrea Agnelli lascia aperta qualche minima speranza) e comunque prenderebbe una decisione solo dopo i Mondiali, in questi giorni sono stati accostati alla Juventus tantissimi nomi di potenziali candidati. Poteva mancare il nome di Marcello Lippi, colui che ha condizionato in negativo la stagione della Juventus con i suoi consigli di mercato totalmente sbagliati? Assolutamente no. D'altronde il Marcello Nazionale ha dimostrato che almeno in panchina non è secondo a nessuno ma ipotizzare un Lippi terzo sembra davvero fantascienza. C'è l'ipotesi Prandelli, arrivato forse al capolinea della sua esperienza a Firenze, che come classe e stile non ha eguali nel mondo del calcio. Si è parlato anche di un ritorno di fiamma per Spalletti, recentemente emigrato in Russia con lo Zenit. E che dire del nome di Del Neri? Da quando Marotta è vicinissimo alla Juventus, mezza Sampdoria è stata accostata alla squadra bianconera, mancava solo il tecnico blucerchiato... Restano poi le candidature di Allegri e Roberto Mancini, scelta quest'ultima che sarebbe mal digerita dalla piazza.
Da questo nugolo di nomi dovrebbe uscire il nuovo tecnico bianconero, ma il condizionale è d'obbligo quando si ha a che fare con la Juventus post-Calciopoli.
L'allenatore è comunque l'ultimo dei problemi juventini dei fallimenti di questi anni, basti pensare infatti che Didier Deschamps ha riportato il Marsiglia allo scudetto dopo tantissimi anni e che Claudio Ranieri con la sua Roma sta lottando per lo scudetto fino all'ultima giornata contro la corazzata Inter.
L'Inter che domenica scorsa ha praticamente vinto una partita fondamentale per lo sprint finale senza nemmeno giocarla. A torto o ragione se ne son scritte e dette tantissime sulla sfida dell'Olimpico, anche se in queste circostanze è davvero dura capire chi è nello sbaglio e chi no.

Il pubblico laziale ha tifato contro la propria squadra? Vero, ma è forse un reato? Assolutamente no. Magari è un gesto di cattivo gusto, ma non mi sembra che il 5 Maggio 2002 quando i tifosi laziali ebbero lo stesso identico comportamento si gridò ugualmente allo scandalo, anche perché alla fine a scendere in campo sono sempre i giocatori.
E' solamente mancato il Poborsky di turno, ovvero il giocatore che rovina i piani di chi vuol far festa insieme in amicizia.
Roma è una piazza particolare, dove la rivalità capitolina conta prima di tutto. E tifare a favore della propria squadra o contro i "cugini", spesso si confonde come intensità di espressione.
Mercoledì 5 Maggio 2010 poi all'Olimpico, a 8 anni di distanza da uno dei più bei campionati italiani di sempre con tre squadre in lotta per lo scudetto fino all'ultima giornata, è andata in scena la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter. I tifosi giallorossi sognavano di esser la prima squadra italiana a conquistare 10 coppe nazionali ma si sono dovuti piegare di fronte alla prodezza del giocatore interista più decisivo della stagione. Quel Diego Milito incredibilmente snobbato fino quasi ai 30 anni.
Ma la sfida rischia di passare alla storia più per il fallaccio post-provocazioni di Totti a Balotelli, con successive reciproche accuse scarica-barile. Il gesto di Totti è stato bruttissimo, ingiustificabile ma quando in passato scrivevo che l'antipatia degli stadi italiani contro Balotelli non era razzismo, molti sottovalutavano la natura provocatoria del giocatore di colore neroazzurro, che magari in questa circostanza non aveva nemmeno esagerato come suo solito. Stiamo comunque parlando di un giocatore che verrebbe fischiato ovunque anche fosse bianco, ne è esempio lampante anche il rapporto di odio-amore con i propri tifosi. Se poi si vuole colpevolizzare a tutti i costi Francesco Totti lo si può fare dicendo che non è nuovo a questo genere di giocate, ma va anche ricordato che è da sempre uno dei giocatori più provocati e picchiati della serie A italiana o perlomeno lo era fin quando ancora correva e si muoveva per il campo.
Quindi azione-reazione da condannare, ma questo linciaggio nei confronti di Totti e Balotelli è insopportabile. Hanno sbagliato entrambi, chi prima e chi dopo ma il calcio non è mai stato uno sport per suore carmelitane scalze ne per finti perbenisti.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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