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Zicu, mai dire Italia

di Germano D'Ambrosio
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Fu paragonato ad Hagi, ma in comune aveva solo la città d'origine. Fu accostato a Mutu, ma in comune aveva solo la nazionalità (e una vaga somiglianza nel nome). A Ianis Zicu, trequartista di Costanza, i confronti non si addicono: eterna speranza dell'Inter, giocò poco e male anche nel Parma. Ma in patria era (ed è) uno dei giocatori più apprezzati, tanto che la sua penosa esperienza in Italia suscita ancora molte perplessità. Ma niente a che vedere con i dettagli del suo acquisto e della sua cessione: quelli sono misteri ancora più profondi...

Ianis Alin Zicu nasce a Constanţa, sulle sponde del Mar Nero, il 23 ottobre 1983, da papà Niculae e mamma Zoita. Già all'età di otto anni entra a far parte delle giovanili del Farul Constanţa, il club principale della sua città: i consigli e le cure del tecnico/pigmalione Iosif Bükössy (già scopritore di Gheorghe Hagi) lo accompagnano fino all'età dell'adolescenza. Nel 2000 lascia il Farul per accasarsi alla Dinamo Bucarest, dove viene inserito direttamente in prima squadra per la parte finale della stagione, nonostante la giovanissima età. Debutta in Divizia A con una prestazione maiuscola nel 4-2 rifilato dalla Dinamo al Gaz Metan Medias, il 14 aprile 2000; il primo gol arriva solo poche settimane più tardi. Il club capitolino si piazza secondo in campionato (vincendo tra l'altro la Coppa di Romania), ma è solo il preludio alla roboante vittoria dell'anno successivo. La stagione 2001/02 si apre con il diciottenne Zicu intento a sfornare assist a ripetizione per la coppia Marica-Niculescu, e nei cuori dei tifosi della Dinamo il rimpianto dell'estroso Adrian Mutu (partito alla volta dell'Inter nel 2000) comincia a farsi meno doloroso. Poi, temendo di perdere minutaggio, a gennaio Ianis preferisce trasferirsi in prestito in serie B al Poiana Campina, squadra tradizionalmente satellite della Dinamo. Non gioca moltissimo, ma la sua media-gol (quattro reti in sei partite) desta impressione, non essendo Zicu un attaccante vero e proprio. In estate il ragazzo ritorna nella massima serie con il Farul Constanţa, ancora in prestito: l'amarcord è fruttuoso, poiché il ragazzo trova fiducia e gol pesanti, guadagnandosi la chiamata alla "casa madre" l'anno successivo. L'autunno 2003 è decisivo per la carriera di Ianis, che con la maglia della Dinamo Bucarest - finalmente titolare inamovibile - stupisce tifosi e addetti ai lavori. Sia in campionato che in coppa Uefa il fantasista lascia a bocca aperta con i suoi dribbling ed i suoi inserimenti dalle fasce, che fruttano tre reti nelle prime otto gare stagionali (due in Uefa, su tre gare). Anghel Iordanescu, tecnico della Nazionale maggiore, lo convoca per l'amichevole contro il Giappone del 12 ottobre, facendolo debuttare al 77' in sostituzione di Pancu. Zicu del resto era già una stella della rappresentativa Under 20, con la quale nel gennaio 2002 aveva castigato i pari età dell'Italia in amichevole (tra i marcatori, insieme a Pellicori e Gasbarroni, per il 2-1 finale a favore degli azzurri). E proprio in Italia cercano di piazzarlo i suoi procuratori Viktor Becali e Giga Popescu, i quali nel gennaio 2004 si mettono in contatto con Massimo Moratti, ancora scottato dall'aver sottovalutato Mutu, svendendolo al Parma. L'Inter dunque lo acquista: che sia per rimorso, o per reali convinzioni tecniche, o (come in molti ipotizzano) per "risarcire" i Becali dopo aver bruscamente interrotto le trattative per l'acquisto di Chivu dall'Ajax l'anno prima, poco importa. Così come contano poco i soldi realmente spesi dai nerazzurri per l'acquisto di Zicu: dai bilanci della Dinamo risulta un ricavo di 800 mila euro, ma c'è chi giura che la vera cifra si aggiri intorno ai due milioni e mezzo (sul possibile nero ha indagato anche la magistratura). Fatto sta che Ianis, a Milano, non rimane neanche un giorno: viene infatti girato immediatamente in prestito al Parma per due anni - insieme al nigeriano Eliakwu, ora alla Triestina - come parte del conguaglio per il riscatto di Adriano. Mutu è andato al Chelsea, e a Zicu spetta il duro compito di esserne l'erede in terra emiliana. Senza contare il raffronto con un altro storico numero dieci del club crociato, un certo Gianfranco Zola...

"Quest'estate, quando la Dinamo ha presentato la squadra, io nello schieramento ho preso di proposito la stessa posizione occupata da Mutu nel '99 e ho pensato: 'Chissà, magari un giorno anche io arriverò all'Inter'. Ora il sogno si è avverato". Peccato che dell'Inter il giocatore conosca soltanto la sede legale, dato che il club nerazzurro l'ha parcheggiato immediatamente altrove; tant'è che questo gustoso episodio Zicu lo racconta durante la presentazione con la maglia del Parma, il 22 gennaio 2004. Ma il ragazzo fa già progetti a lungo termine: "Tra un mese arriveranno in Italia anche i miei genitori. Avevamo già messo in preventivo che non saremmo rimasti a lungo in Romania". Zicu nuovo Hagi? "Lui e Zidane sono i miei modelli in campo. Io mi sento un numero dieci, ma in Nazionale nel 4-3-3 mi sono trovato benissimo anche come esterno sinistro". In sala stampa, oltre alla solita coppia Popescu-Becali, c'è anche l'agente italiano Andrea Pretti, nonché il team manager Lorenzo Minotti, che commenta: "Ianis ha già dimostrato il suo valore, ma è la prima esperienza in Italia e bisogna dargli il tempo di adeguarsi. E' un giocatore con caratteristiche simili ad Adrian Mutu, e la speranza è quella di avere lo stesso percorso". Mister Cesare Prandelli invece non parla, impegnato nel tenere al riparo lo spogliatoio dalle burrasche societarie (il fallimento di Tanzi, la dolorosa ricostruzione di Bondi e Baraldi). Al tecnico di Orzinuovi il compito di mantenere dritto il timone, nonostante le partenze eccellenti di Nakata, Adriano, Junior e Bolaño. L'avventura di Zicu non inizia propriamente con un'iniezione di fiducia: anche se già ventunenne, viene spedito insieme ai ragazzini del Parma (guidati da un certo Davide Ballardini) al Torneo di Viareggio. Il rumeno segna un gol e sbaglia un rigore, non riuscendo a trascinare i suoi oltre la fase a gironi. Va decisamente peggio intanto all'altro neo-acquisto Eliakwu, il quale - chiuso dagli arrivi di Cammarata e Degano - viene rispedito alla primavera dell'Inter dopo appena otto giorni di permanenza. Tornato tra i "grandi", Ianis si mette a disposizione di Prandelli e conquista un posto da titolare contro la Sampdoria, il 21 febbraio: all'intervallo l'allenatore è costretto a sostituirlo con Morfeo, dopo 45 minuti di anonimato e un cartellino giallo per simulazione in area. Copione simile sette giorni dopo contro la Roma (finirà 4-1 per i giallorossi): stavolta però il rumeno non fa una pessima figura, e anzi dopo la sua uscita le cose vanno nettamente peggio. "Stiamo cercando di recuperarlo fisicamente, ma ha buone prospettive" lo recensisce Prandelli a fine gara, dimenticando però che il giocatore non ha alcun malanno fisico. Forse la sua dinamicità è frenata piuttosto dagli incontri infuocati con la fidanzata Oana Zavoranu, e da quelli più clandestini con la prosperosa playmate Laura Andresan. Così il giocatore fa più male da fermo che in corsa: da una sua punizione all'87' nasce il 2-2 finale, segnato di testa da Ferrari, nel match contro il Modena. Poi poco altro: Prandelli ha a disposizione gente come Barone, Bresciano, Marchionni, Morfeo e Carbone (senza considerare un giovanissimo Alessandro Rosina), e dunque non ha certo bisogno di ulteriore fantasia in mezzo al campo. Zicu gioca scampoli di partita contro Brescia, Milan, Inter e Udinese, non combinando granché. A luglio l'Inter lo richiama temporaneamente alla base, e dunque il ragazzo ha l'occasione di vestire la tanto agognata casacca nerazzurra, anche se si tratta soltanto della divisa da allenamento. Roberto Mancini in quel ruolo ha già Recoba e Stankovic, e allora prova a spostarlo come esterno sinistro, permettendogli così di giocare almeno le amichevoli estive. Poi il 31 agosto il mesto ritorno al Parma (la prima scelta degli emiliani era Tommaso Rocchi!), allenato stavolta da Silvio Baldini. Zicu è in campo già il 19 settembre contro l'Udinese, per quasi tutto il secondo tempo, ma è la solita minestra: il ragazzo è la brutta copia di quello visto in Romania, e si fa anche ammonire per eccesso di nervosismo. Contro il Bologna parte addirittura da titolare, ma lascia il campo già al 39' del primo tempo senza aver mai toccato il pallone. Ianis è ormai in crisi totale. Ad ottobre viene clamorosamente radiato da tutte le Nazionali della Romania dopo essersi rifiutato di entrare in campo, dalla panchina, nella gara di Under 21 contro la Repubblica Ceka. Baldini tenta di tirargli su il morale mandandolo in campo contro i rivali di sempre dello Steaua Bucarest in Coppa Uefa, il 5 novembre. La gara di Zicu si riassume in un primo tempo fumosissimo, chiuso da un brutto infortunio che lo tiene lontano dai campi per quattro mesi. Stecca terribilmente anche l'ultima, contro la Fiorentina il 13 gennaio 2005; ma è già il Parma di Gedeone Carmignani, una squadra operaia dove il presunto estro del rumeno non può avere ospitalità. Torna in prestito alla Dinamo Bucarest, portando con sé un magro bottino composto da 278 minuti in serie A, tre ammonizioni e zero gol. Se non è un disastro, poco ci manca.

Tornato nella capitale rumena, Ianis ricomincia più o meno da dove aveva lasciato: un posto da titolare assicurato, giocate sopraffine e qualche gol. Lo scudetto non arriva, ma Zicu cresce sempre di più: nell'estate del 2006, dopo un'ottima stagione (27 presenze e tre reti) segnata anche dal suo ritorno in Nazionale - il ct Piturca lo richiama per il match contro l'Armenia del 28 febbraio -, viene prestato dall'Inter ai rivali del Rapid Bucarest, dove gioca forse la migliore annata della sua carriera. Dodici gol in 30 gare ufficiali, e una partecipazione alla Coppa Uefa tutt'altro che anonima. Diversi club tornano sulle sue tracce, ma il precedente macabro di Parma funge da spaventapasseri per tutti. L'unica squadra a crederci fino in fondo è proprio la Dinamo Bucarest, che nell'estate del 2007 decide di acquistare l'intero cartellino di Zicu dall'Inter, offrendo al ragazzo un quadriennale da circa 400 mila euro l'anno. L'operazione viene definita "a titolo gratuito" dal presidente dei rumeni Borcea, e qui nasce un vero e proprio giallo. Il giocatore, infatti, teoricamente era legato all'Inter per un altro anno, e nessuno nell'ambiente ha avuto notizia di rescissioni consensuali. E soprattutto, perché l'Inter avrebbe dovuto lasciar partire gratis un giocatore tenuto a stipendio per diverse stagioni e mai utilizzato, rifiutando peraltro un'offerta di due milioni di euro da parte dello Shakthar Donetsk? La stampa locale formula allora l'ipotesi (concreta) secondo cui i Becali, ingolositi dal ricco contratto della Dinamo, abbiano spinto Moratti a liberarsi gratuitamente del giocatore per favorire così il suo trasferimento, ottenendo in cambio una "spintarella" nell'acquisto di Christian Chivu, che viene infatti perfezionato di lì a poco dai nerazzurri. In questo silenzioso gentlemen agreement Moratti avrebbe pure ottenuto un diritto di opzione - mai esercitato - su Stefan Radu e Cristi Pulhac. In ogni caso, proprio con la Dinamo il fantasista ha l'occasione di tornare in Italia, finalmente da ex interista a tutti gli effetti: ad agosto affronta infatti la Lazio per i preliminari di Champions League all'Olimpico. I giornalisti incalzano sui suoi trascorsi, e lui non si tira indietro: "Ricordo con piacere i mesi con Prandelli, è il miglior tecnico che io abbia mai avuto. Con meno entusiasmo ricordo invece il periodo con Silvio Baldini: avevo vent'anni, e mi sono trovato male con il suo metodo di lavoro. Ma quella italiana rimane una buona esperienza, che mi aiuterà in futuro. Tornare in Italia? Ho appena 23 anni, non si può mai dire nella vita. Il campionato italiano è molto ambito, tutti vogliono giocare lì. E io ho ancora una carriera davanti...". Qualcuno lassù ascolta e provvede: al 6' minuto di Lazio-Dinamo, al primo pallone toccato, Zicu cade a terra. Rottura dei legamenti del ginocchio destro, otto mesi di stop. Un atto intimidatorio da parte del destino. Ianis è tornato in campo pochi mesi fa, e si dice pronto a fare davvero la storia della Dinamo Bucarest. Ma il nome di quella penisola bagnata da tre mari gli converrà non pronunciarlo mai più.

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