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Un amore galactico

di Alessio Calfapietra
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© foto di Filippo Gabutti

Evidentemente le preghiere di tutti coloro che speravano in un flop madrileno sono state accolte. La baldanza con cui questa estate il Real Madrid ha fatto incetta di fuoriclasse presi a caso, infatti, ha indispettito in molti, dai vertici del calcio mondiale sino al tifoso comune che aspetta un mese perché la sua squadra del cuore compri un centravanti di ruolo. E le critiche, dapprima scambiate per pura invidia, hanno trovato fondamento in una accozzaglia senza capo né coda di innumerevoli campioni che sventolano la bandiera dell'anarchia in campo. Nel circo merengue, tenuto sotto scacco dal potere dei soldi, si erge flebile una voce dalla chiara inflessione brasiliana. A dire il vero si tratta di un mormorio, di un bisbiglio o di un'occhiata perplessa scambiata con la moglie. Tanto basta per iniziare a mettere in dubbio i confini e la vastità dell'Eldorado promessa. Iniziano i dubbi e le incertezze. Anche se la speranza che tutto vada come da programma è ancora forte. Ma i segnali a riguardo non sono per nulla incoraggianti. Ora Kakà si trova in una situazione di disagio. Il legame con il passato è ancora forte ed il Milan è andato a mostrare tutta la propria bellezza a casa sua, al Bernabeu, strappando una vittoria della quale si parlerà per decenni. A quattro passi da casa, l'Alcorcòn ha umiliato il Real con un 4-0 che resterà anch'esso negli annali, uno strazio risparmiato al giocatore che però non può fare finta di nulla. Come se Varese, Monza o Pro Patria rifilassero una quaterna al Milan, con il dovuto rispetto per queste squadre e per i tifosi del Real Madrid ai quali Valdano si è affrettato a chiedere scusa. Era stata promessa loro una "super produzione cinematografica" ed invece lo spettacolo offerto è avvilente, da restituzione del prezzo del biglietto. Il popolo guarda i galacticos e sbadiglia, come può comportarsi Kakà che invece incarna il bello, l'imprevedibile e la fantasia nel mondo del pallone? Il giocatore è assorto nei pensieri. E'percorso da un fiume di sensazioni contrapposte al solo pensiero di dover tornare a San Siro, fra pochi giorni, per la gara di Champions League. Lì ritroverà il suo pubblico, quello che lo ha amato dal primo istante, sin da quando era un giovanotto di belle speranze sbarcato da San Paolo. Un amore profondo, ricambiato, sincero.

Un amore che sarebbe dovuto durare per sempre, come aveva garantito lo stesso Kakà lo scorso mese di gennaio e come speravano i sostenitori rossoneri. Ma le difficoltà economiche del Milan e la corte spietata e prolungata da parte del Real Madrid hanno interrotto un idillio che sembrava eterno. Come la baldanza di un altro Paperone, l'Abramovich edizione 2006, che per 50 milioni strappò Shevchenko ai tifosi del Diavolo approfittando di qualche tentazione di troppo da parte dell'ucraino. Sheva ha probabilmente compiuto lo sbaglio più grande della sua carriera e per riprendersi ha dovuto rimpatriare, non prima di aver tentato di recuperare i cocci con il suo vecchio stadio. Il pubblico milanista ama ancora Kakà, forse potrà ritrovarsi a fischiarlo perché ingelosito dalla maglietta che indossa, ma sente forte un legame con lui. Corrisposto dal primo all'ultimo sospiro, sussulto, emozione. Kakà getterà lo sguardo sugli spalti e un brivido gli attraverserà la schiena, perché sono le gradinate che per sei anni lo hanno invocato ed esaltato, rendendolo il calciatore più forte del mondo e, forse, anche il più felice. A Madrid rischia di diventare uno dei tanti da gettare nella mischia sperando di segnare un goal più degli avversari. Kakà non lo merita, e nemmeno chi per tanto tempo lo ha adorato. La chiusura sull'ormai noto valzer di panchine: un altro giro si è consumato a Siena con Giampaolo che è inciampato nella sala da ballo. Mentre i senesi invocano Beretta, la società punta temporaneamente su Marco Baroni e intanto mette in cantiere l'ingaggio di Nando Orsi. A dispetto della piazza infuriata, Ballardini non rischia, ma le due manifestazioni consecutive degli ultras biancocelesti indicano chiaramente che lo strappo con la società e le sue scelte è insanabile. Un intervento sul mercato da parte di Lotito si rende necessario, e per effettuarlo non occorre attendere gennaio, visto che a Formello si allenano i "dissidenti" che costituirebbero un toccasana per il ridotto organico laziale. In tema di valzer, Mourinho ha nominato come suo successore Walter Zenga, un conferimento senza doppi fini e che la vecchia anima interista di Walter rende quasi scontato. Nell'attesa di passare il testimone all'ex portiere, questa sera Mourinho lo ha sommerso con una quaterna in stile Alcorcòn nel primo tempo, alla quale è seguita una quasi rimonta palermitana nella ripresa. Un amore galattico, quello di Zenga per i colori nerazzurri. Nessun amore è senza spine, basta saperle togliere con cura e si ottiene un fiore meraviglioso.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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