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Udinese: e' ora di decidere...

di Redazione TMW.
Fonte: Il Friuli-Udineseblog.it
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© foto di Giacomo Morini

Solo venerdì prima di partire per Siena Pasquale Marino diceva che la gara era importante come tutte le altre sdegnando l'etichetta di scontro salvezza. Quarantott'ore dopo l'etichetta appariva invece assai giusta, e il dramma è che l'Udinese l'ha perso. Malamente. Senza carattere e, ancor più preoccupante, senza gioco e idee con giocatori fuori ruolo e fuori forma. Insomma, una disfatta. Annunciata.
Perché i mali di questa squadra nascono da lontano e la colpa non è di certo solo del tecnico che però ci sta mettendo del suo con una arroganza in campo e fuori che sta allontanando sempre di più la gente da questa squadra nata con grandi ambizioni e che quasi a metà percorso si ritrova sull'orlo del baratro.
Le dichiarazioni dello stesso Marino nel dopo gara di Siena stridono con la sua solita difesa ad oltranza di tutto e di tutti: non è questione di assenti o di sfortuna o di un rigore non dato. Bisogna guardare alle squadre che stanno dietro e non a quelle che stanno davanti. Evviva. Meglio tardi che mai. L'umiltà infatti è la prima qualità di una squadra e questa Udinese sembra proprio non averne, forte di alcune vittorie ottenute in passato, ma senza aver mai davvero vinto nulla per potersi arrogare il diritto di sentirsi superiore.

L'involuzione tecnica di alcuni elementi poi è chiara e se ci aggiungiamo le polemiche, i casi e quant'altro abbiamo dovuto sopportare fino ad oggi ci rendiamo conto che serve una sterzata decisa.
le colpe sono da distribuire a tutti si è detto: infatti dai vertici fino all'ultimo dei giocatori nessuno è immune. Ma siccome la società non si auto punisce e i giocatori per filosofia sono un patrimonio da valorizzare e non da svendere, per svoltare davvero rimarrebbe una sola scelta coraggiosa: cambiare guida tecnica.
Lo stesso Marino del resto ha giustificato questo tipo di scelta solo sabato in una intervista apparsa sulla Gazzetta dello Sport. Parlando dei casi Palermo e Catania ha ammesso che "probabilmente avevano bisogno di una scossa. A volte si cambia per questo".

Già si cambia proprio per questo. Perché serve ridare vitalità ad un gruppo che appare spento, grigio ed in balia degli eventi.
Nel calcio non ci possono essere intoccabili: se qualche giocatore non rende, al di là del nome o del procuratore, va escluso. L'aver giustificato sempre ogni sconfitta, fin dai livelli più alti, ha creato una sorta di immunità che rende anche fin troppo tranquilli i giocatori che invece hanno bisogno di essere guidati con fermezza.
In altri tempi si sarebbe già provveduto almeno con un ritiro, invece quest'anno si aspetta, si cerca di comprendere, e magari si cercano nemici dove non ci sono, come tra certa stampa che non fa altro che criticare, ma in modo costruttivo. Non accettando le critiche non si riesce nemmeno a guardarsi bene.

Gli errori purtroppo ci sono stati e sono tanti: dall'aver confermato un tecnico probabilmente senza troppa convinzione fino ad un mercato fatto di conferme contro voglia e di promesse non mantenute la stagione è nata male e rischia di finire peggio se non si pone un freno. La preparazione è stata messa sotto accusa in tempi non sospetti dallo stesso Pozzo, e anche se Marino la difende a spada tratta, i dubbi anche sui molti infortuni di tipo muscolare rimangono. Troppe parole poi sono state dette a sproposito e l'aver lasciato partire Andrea Magro e il suo progetto è stata solo la punta dell'iceberg di scelte che non possono non destare critiche e preoccupazione. Il vedere quindi i nemici al di fuori non porterà nulla di buono. Giocatori, tecnico e società sono sembrati di colpo degli Intoccabili che non possono essere giudicati, nemmeno se le cose vanno male. Pozzo deve spazzare via questa etichetta e riprendere le redini in mano: la svolta passa necessariamente attraverso di lui.

Anche il Paròn nell'ultimo periodo è sembrato poco coraggioso. Un tempo avrebbe preso di petto tutto e tutti non con parole o mezze frasi, ma con realismo e passione.
I tifosi non possono sempre essere illusi: serve dimostrare loro che si vuole davvero cambiare rotta.
La passione sta venendo purtroppo meno tra le gente friulana perché troppe cose si son dette a sproposito e troppo poco si è fatto, se non enfatizzare una filosofia aziendale che porterà indubbi frutti economici, ma il calcio è anche e soprattutto altro. E la gente ha bisogno di quest'altro.

Abbiamo sempre sostenuto che un club è vincente se tutti i lati del triangolo (società, squadra e tifosi) sono equilibrati e aderenti tra loro nell'angolo d'incontro: oggi a Udine questo non avviene. Lo sbilanciamento è evidente così come è evidente che ci sono degli intoccabili.
Urge una svolta decisa: a Pozzo il compito di capire quale sia la migliore. Esonero, ritiro o altro sta a lui deciderlo. Una cosa è certa: non si può rimandare o giustificare più questo andamento. Da troppo tempo lo si fa.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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