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Il gamepad di Ibra

di Alessio Calfapietra
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© foto di Federico De Luca

Ha indossato i colori blaugrana soltanto da pochi giorni, eppure Zlatan Ibrahimovic, sempre lui, è riuscito a mettere in fila una serie di chicche da averne gli scaffali pieni almeno per un mese. Il bacio sulla maglia alla presentazione: normale routine per giocatori che vogliono far credere di amare la maglia che portano. Zlatan ha amato allo stesso modo Malmoe, Ajax, Juventus, Inter e Barcellona. Un amore sotto traccia, tiepido, quasi al limite del filarino estivo quando si evita di lasciare il numero di telefono per non avere ulteriori contatti una volta tornati in città. "Gli amori di Carmen non durano sei mesi", recitava Escamillo nella nota opera lirica, quelli di Zlatan durano anche meno, se non vengono rinvigoriti da considerevoli aumenti di ingaggio. Sino alla rottura finale, inevitabile ed attesa. Una volta entrato nell'incantevole mondo del Barcellona e riscopertosi l'uomo più felice su questo pianeta, Zlatan si è accorto di avere intorno giocatori eccezionali. Messi, Henry, Xavi, Iniesta: come se Crespo, Cambiasso e Maicon fossero stati dei fastidiosi comprimari nella conquista di tre scudetti su tre disponibili. Messi è come la Playstation, allora si vede che Balotelli può al massimo impersonare il gioco della Campana o tirare dadi per aria. Ma adesso Zlatan può inserire il gamepad nella console e giocare una partita come si deve. La chicca finale: se nel calcio girano tutti questi soldi la colpa è dei giornali. Non ci risulta che i 24 euro al minuto (cifra da rivedere al rialzo) del suo ingaggio siano dovuti alla pressione della stampa.

Dovremmo essere orgogliosi se le parole che rilasciamo sulla carta avessero un simile effetto. O magari vergognarcene, dipende dai punti di vista. Ma i media non hanno alcuna colpa o merito se nel calcio circolano tali cifre. Da noi ritenute immorali, a più riprese. Ma in ogni caso Zlatan si tira fuori da questo baillamme con la stessa disinvoltura con la quale si è tolto dall'impaccio nerazzurro. L'Inter ha ingaggiato Milito ed Eto'o, due giocatori che vanno serviti a dovere, si rende dunque necessaria una cura al fosforo per la squadra di Mourinho. Thiago Motta non basta, ed ecco tornare di moda l'immancabile tormentone Fantantonio, con le varianti Lavezzi (significativo), Aimar (poco probabile) ed il sogno proibito Aguero, blindato dall'Atletico Madrid che non vuole vivere di complessi di inferiorità rispetto ai concittadini. Un salto a Bologna: il regno felsineo di Taci rischia di saltare ancor prima di essere inaugurato, il petroliere albanese ha chiesto di rimandare la chiusura della trattativa prevista per oggi. Un rinvio tattico? I possibili scenari disegnati per il Bologna cadono come un castello di carte, soffiati via da una folata di vento che lascia tutto invariato come spesso accade. Se l'affare dovesse saltare in via definitiva e con lui i propositi in grande del club rossoblù alla perenne ricerca di un progetto vincente, ce ne rammaricheremmo, perché da una parte la curiosità di rivedere in chiave postmoderna e senza camice nere al seguito il Bologna che "tremare il mondo fa" degli anni trenta è tutt'ora forte, dall'altra la necessità di coniare un nuovo termine si fa impellente. Dopo i miliardi spesi dagli sceicchi e rinominati petroldollari, come avremmo dovuto chiamare gli investimenti provenienti dall'Albania? Petrol-lek? Aquilek? Per ora, almeno, ci siamo risparmiati la fatica di pensare.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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