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Ibertsberger, un austriaco di cristallo

di Germano D'Ambrosio
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Non si può infierire su un ragazzo che a 27 anni ha lasciato il calcio a causa di continui problemi al ginocchio. È vero. Si può però parlar male dei dirigenti di quel Venezia che, nel gennaio 2000, decisero di prendere il roccioso difensore Robert Ibertsberger nonostante le incerte condizioni fisiche. E poi, a dirla tutta, quelle poche volte in cui è andato in campo l'austriaco non ha certo entusiasmato. Forse senza infortuni il reale valore del giocatore sarebbe emerso. Ma al buon Robert, in fin dei conti, sarebbe convenuto?

Robert Ibertsberger nasce il 20 gennaio 1977 a Neumarkt am Wallersee, un piccolo comune della provincia di Salisburgo. Trascorre gran parte dell'infanzia nella fattoria dei genitori a Seekirchen, insieme ai suoi fratelli Matthias e Andreas; anche quest'ultimo, più piccolo di cinque anni rispetto a Robert, si cimenterà nel mondo del calcio con ottimi risultati (attualmente è all'Hoffenheim). I tre fratelli si inseriscono tutti, in giovanissima età, nelle giovanili del SV Seekirchen 1945; dopo un fugace periodo di stage con il BNZ Salisburgo, Robert passa quindi al FC Puch ASVÖ nel 1994. Qui, grazie alla lungimiranza del tecnico Heribert Weber, il ragazzo riesce conquistare un posto in prima squadra, strappando pure qualche presenza in Seconda Divisione. Del resto il possente fisico di cui è dotato giocatore - che in questa prima fase viene schierato come centrocampista - lo rende pronto per affrontare da subito il calcio dei "grandi", nonostante i 17 anni d'età. Nel 1996 il trasferimento all'Austria Salisburgo, che coincide con il vero exploit della sua carriera. Robert - impiegato stavolta come terzino sinistro - debutta nella Bundesliga austriaca il 17 agosto contro il Lask Linz, e con le sue 18 successive presenze contribuisce nel suo piccolo alla vittoria del terzo (e ultimo, prima della trasformazione in Red Bull Salisburgo) titolo nazionale, e della Supercoppa di Lega. Ibi diventa ben presto un idolo dei tifosi, e un prezioso capitale per il calcio austriaco: già convocato più volte con l'Under 20 e l'Under 21, comincia ad essere monitorato da diverse big europee, tanto che anche il coach della Nazionale maggiore Herbert Prohaska lo fregia del titolo di "grande promessa". A questo punto però la favola si interrompe. È il 31 maggio 1997, il Salisburgo affronta l'Austria Vienna: dopo soli due minuti di gioco Robert si scontra con il centrocampista René Glatzer, procurandosi una serie di lesioni che gli distruggono letteralmente il ginocchio destro. Il professore Herbert Resch lo opera per quasi tre ore; segue un periodo di degenza di circa sei settimane, e solo a metà novembre il ragazzo può rimettersi in piedi, ripristinando lentamente la forza muscolare dell'arto. Un infortunio di tale entità, per la gran parte dei calciatori, comporta la fine immediata della carriera professionistica; ma Robert - per un mix di doti fisiche e forza di volontà - riesce a tornare in campo già nell'autunno del 1998, ovvero un anno e mezzo dopo l'incidente. La maglia, manco a dirlo, è sempre quella dell'Austria Salisburgo. Ibertsberger torna subito a giocare con continuità: nell'estate del 1999 disputa il torneo Intertoto (sfiorando la qualificazione in Uefa, svanita solo in finale contro il Valencia) e riesce anche a debuttare in Nazionale maggiore, sotto la guida di Otto Baric. Le quotazioni del giocatore tornano inaspettatamente a risalire, e le cronache di mercato lo vedono di nuovo protagonista. Così nel gennaio 2000 il giocatore si convince a lasciare Salisburgo - con uno score totale di 70 presenze e quattro reti - per trasferirsi al Venezia, in serie A. Firma un contratto di tre anni e mezzo; il suo cartellino viene pagato la bellezza di 4 miliardi di lire. L'acquisto porta la firma, oltre che del ds Marotta, anche del nuovo amministratore delegato Gigi Agnolin, chiamato in Laguna da Maurizio Zamparini proprio pochi giorni prima. Un intervento a gamba tesa sul mercato, che si rivelerà da cartellino rosso.

Visite mediche: esito positivo. È questa la notizia più importante per i dirigenti del Venezia, che temono (in maniera non infondata, come si vedrà) soprattutto le precarie condizioni fisiche del giocatore. Tanto che lui stesso si sorprende: "Non mi aspettavo che mi si presentasse così presto la possibilità di venire in Italia, anche perché non è passato molto tempo dal grave infortunio che mi ha colpito". Sincero e misurato, l'austriaco: "Non avevo mai visto giocare il Venezia, nemmeno in televisione, ma devo dire che è un complesso di tutto rispetto - spiega alla tv austriaca Ofr, appena sbarcato a Mestre -. Qui ritrovo il mio connazionale Michael Konsel, che mi aiuterà ad inserirmi nella squadra come se fosse un padre. So che ha parlato molto bene di me, lui in Austria è un mito; la sua esperienza mi servirà tantissimo". Accompagnato dal procuratore Christian Flick, Robert viene presentato ufficialmente alla stampa il 21 gennaio. L'euforico Agnolin si sbilancia: "Speriamo che Ibertsberger sia una delle pietre su cui il Venezia possa rinverdire successi sempre più ampi". In realtà l'idea di arrivare all'austriaco era partita dal suo predecessore, l'udinese Enzo Cainero. "L'offerta del Venezia è molto stimolante e sono convinto che in Italia ritornerò a giocare sui livelli precedenti all'incidente - dichiara da parte sua il ragazzo, che nel frattempo ha assistito dalla tribuna al match di Coppa Italia contro la Fiorentina -. Mi trovo molto bene a ricoprire tutti i ruoli difensivi, ma se serve mi so disimpegnare anche a centrocampo. La condizione? Non può essere ottimale visto che l'ultima partita di campionato l'ho disputata il 27 novembre. Comunque penso che nel giro di un paio di settimane al massimo potrò mettermi in linea con i miei nuovi compagni". Il tecnico Luciano Spalletti sa che con il giocatore dovrà lavorare duramente, e che con la cessione di Alessandro Dal Canto al Bologna ora è l'austriaco la seconda scelta sulla fascia sinistra, dietro Stefano Bettarini. Ma pochi giorni dopo il coach toscano viene sostituito da Francesco Oddo, e la musica cambia. Con la maglia numero 25 sulle spalle - ereditata da Ciullo, spedito alla Reggiana -, Robert attende in panchina fino al 10 febbraio 2000, quando l'allenatore gli concede gli ultimi dieci minuti del match d'andata di Coppa Italia contro la Lazio, sul 4-0 per i biancocelesti (gara compromessa dalle nefandezze di Bruno N'Gotty, altro acquisto di gennaio). Al ritorno Ibertsberger gioca tutta la partita - inutile, dato il precedente risultato -, e finisce 2-2. È evidente che in difesa Oddo preferisca altri giocatori (Cardone, Bilica, Brioschi,...), e così Robert deve accontentarsi, qualche turno dopo, dei cinque minuti finali contro l'Inter, quando i nerazzurri sono già sul 3-0. La grande occasione sembra arrivare con la sfida-salvezza contro il Bologna dell'11 marzo: Oddo decide di schierare per la prima volta l'austriaco dal primo minuto in campionato (come pure il giovane paraguaiano Ruben Maldonado). "Ora ho ritrovato il ritmo partita, posso reggere anche novanta minuti" spiega il difensore nel pre-partita, ma poi finisce per regalare una prestazione decisamente scialba, e a metà ripresa viene sostituito da Brioschi. Ancora fischi per lui il 23 aprile, quando al 60' si inserisce - almeno sulla carta - nel match contro il Verona, finché il primo maggio un altro infortunio lo mette definitivamente fuori dai giochi, durante la gara contro la Lazio (nella quale era partito tra l'altro da titolare). Da quel momento il giocatore non riesce più ad allenarsi con tranquillità. Fa capolino soltanto in panchina, in qualche occasione, e si toglie lo sfizio di andare in gol in un'amichevole di fine maggio contro il Legnaro (Terza Categoria veneta). Intanto il Venezia retrocede in B, e la società inizialmente decide di confermare il difensore austriaco. Ma le prime amichevoli estive confermano le perplessità tecniche e fisiche sul conto del ragazzo, che infatti ai primi di settembre viene spedito in prestito allo Sturm Graz. Ai tifosi del Venezia resta il dubbio: più scarso o più sfortunato?

In effetti la malasorte continua a perseguitare il buon Robert, che tuttavia si regala una stagione discreta con il Graz: sotto la guida del tecnico Ivica Osim riesce anche a fare qualche comparsata in Champions League. Poi si trasferisce a titolo definitivo al Tirol Innsbruck, squadra con cui vince il secondo scudetto della sua carriera. Ma il difensore non può partecipare ai festeggiamenti finali con i suoi compagni di squadra: nel gennaio del 2002, infatti, gli viene diagnosticato un grave danno alla cartilagine del ginocchio. Robert ricorre al trapianto, e tra inattività completa e convalescenza passa altri 15 mesi lontano dai campi. Prova a trovare un nuovo ingaggio con il Venezia, ma alla fine deve accontentarsi del modestissimo SC Untersiebenbrunn (serie B austriaca), allenato dal suo mentore Heribert Weber. I due si ritrovano dieci anni dopo, e tuttavia il clima familiare non riesce ad evitare la drastica decisione finale: nell'estate del 2004 Robert è costretto a lasciare il calcio giocato, a soli 27 anni, per non peggiorare ulteriormente le condizioni del suo ginocchio. "Ero già a conoscenza del fatto che non avrei potuto continuare a giocare fino a 34 o 35 anni, ma non pensavo di fermarmi così presto" ammette lui, mentre appende gli scarpini al chiodo. Oggi Robert - padre di due figli - allena le giovanili della Red Bull Salisburgo: è partito dall'Under 15 ed attualmente sta lavorando con l'Under 18. E poiché il più piccolo degli Ibertsberger, come detto, sta facendo fuoco e fiamme con l'Hoffenheim, per molti Robert è diventato semplicemente "il fratello di Andreas". Ma chissà che in futuro i due non possano ritrovarsi nuovamente nella stessa squadra: uno in campo, l'altro - suo malgrado - in panchina.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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