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Beau Geste

di Alessio Calfapietra
400.000 grazie ai lettori della nostra tabella trasferimenti arricchita a cadenza quotidiana. Continuate a consultarla, perchè gli aggiornamenti proseguiranno sino al mercato di riparazione di gennaio
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© foto di Morini Giacomo

Luciano Spalletti ha detto basta. Dopo quattro intensi anni, il sacerdote del calcio spettacolo all'italiana ha gettato l'abito talare, lanciando anatemi verso il tempio che ha ospitato il suo culto e che ora necessita di una vasta opera riformatrice. Nel 2005 Spalletti ha preso le redini di una squadra che doveva darsi una nuova dimensione e passare dalle vacche grasse dell'ingresso in borsa alla frugale dottrina dell'autofinanzimento. Nel lavorare un pezzo di legno, qualche truciolo schizza via, e così l'edificazione del modello Roma ha dovusto svendere Cassano e privarsi di un pezzo dell'argenteria a stagione, e sul campo ha subito l'onta di Manchester ed un avvilente sesto posto in classifica lo scorso campionato, ma si è anche fregiata di due secondi posti, due Coppe Italia ed una Supercoppa Italiana che non valgono nulla se confrontati con il vero tesoro consegnato ai colori giallorossi, e cioè uno straordinario livello di gioco portato avanti senza sosta, sulla base di un modulo provato per necessità e che ha trasformato Totti centravanti sulla soglia dei trent'anni. Un meccanismo perfetto che è valso l'ammirazione a livello europeo ma si sa, nel calcio, i complimenti hanno un valore relativo. La storia di Spalletti con la Roma non è finita certo adesso, ma oltre un anno fa in quell'ormai celebre hotel francese dove il tecnico di Certaldo ha incontrato i dirigenti del Chelsea, nella stessa, affollata hall dove siedeva Carlo Ancelotti, un incontro che, per l'ex milanista, si è tradotto, a conti fatti, in un ingaggio sulla panchina dei blues posticipato di dodici mesi. Da allora i rapporti con la dirigenza si sono logorati giorno dopo giorno, con Spalletti che faceva buon viso a cattivo gioco e che vedeva svolgere sotto il suo naso riunioni operative alle quali non era invitato. A furia di tirare la corda, questa si spezza, e le dichiarazioni spazientite di quindici giorni fa sul ritardo accusato dalla Roma nella campagna acquisti ne rappresentano un chiaro segnale. Nonostante Rosella Sensi si dica soddisfatta per quanto svolto all'Ata Quark e dintorni, il mercato della squadra consta di Guberti preso a costo zero dalla B (forse perchè la sua rivale più agguerrita era un'insipida Fiorentina), Motta riscattato a rate dall'Udinese, Burdisso prelevato gratis ed a tempi di record dall'Inter, il prestito di un portiere infortunato, Lobont, per far fronte all'assenza di un pari ruolo fuori servizio, Doni, ed il prestito di un ragazzo, Zamblera, balzato alle cronache per essere l'ennesimo furto inglese ai danni dei nostri vivai e di cui il Newcastle retrocesso non sa cosa farsene, visto che lo ha parcheggiato prima alla Sampdoria per poi concederlo senza colpo ferire alla Roma che può riscattarlo a prezzi risibili nel 2010. Il tutto condito da un giocatore dichiarato incedibile da anni a questa parte e poi venduto, come Aquilani, ed un vecchio asso sempre valido, Van Nistelrooy, messo nella lista regali dal Real Madrid ed iniziato ad inseguire quando gli orologi stavano per sancire la fatidiche sette di sera del 31 agosto. Spalletti si è stancato di fare le nozze con i fichi secchi ed ha rassegnato le dimissioni con rara eleganza. Prenda nota Roberto Mancini: si può rinunciare a due anni di contratto e non tanto perchè c'è una squadra all'orizzonte pronta ad ingaggiarti (cosa da dimostrare in questo caso), quanto perchè vuoi subordinare i soldi alla tua dignità lavorativa. Se Spalletti rimarrà inattivo per i prossimi mesi, lo farà senza pesare sulle casse già desolatamente vuote di una società dalla quale si sente tradito.

Un beau geste, un bel gesto di fronte al quale levarsi il cappello. Spalletti non ha abbandonato nessuna nave, perchè di solito i primi a scappare sono i topi ed i marinai codardi, e lui non è nè l'uno nè l'altro ma resta e resterà sempre il capitano coraggioso di una nave costretta a navigare a vista. Se questa imbarcazione andrà a fondo, bisognerà presentare il conto all'armatore e basta. Una raccomandazione: in attesa che porti il suo credo calcistico altrove, magari in Russia, non ricordate Spalletti per i toni infuriati dell'ultima conferenza stampa da tecnico della Roma, nella quale si è tolto qualche sassolino dalla scarpa verso chi gioca di tacco e che magari, alla resa dei conti, ha contribuito a fargli direttamente le scarpe. Ricordate Spalletti per il suo aplomb d'altra epoca e per il suo gioco spumeggiante. Non ci vuole tanto. Ranieri, da parte sua, ha accettato al volo la possibilità di guidare la squadra della sua città natale, gli auguriamo le migliori fortune notando ironicamente come gli riesca difficile iniziare o concludere un torneo nei modi canonici. Esonerato a due giornate dal termine da una Juventus che aveva fretta, ingaggiato dopo due partite da una Roma rea di aver mostrato sin troppa flemma nel risolvere una situazione diventata ingestibile.
Perdonateci l'ampio spazio dedicato alle vicende della capitale, a tal proposito bisognerebbe spendere molte parole sulla vicenda Pandev-Ledesma che non ha ovviamente trovato alcuna soluzione entro il 31 agosto e che chissà per quanto ancora proseguirà il suo noioso ritornello, ma si andrebbe per le lunghe rischiando di riportare quanto ripetuto da tempo immemore e di far infuriare il presidente Lotito. Sipario chiuso sul mercato, arrivederci a gennaio, anche se lo spropositato numero di svincolati avrà modo di proporre singoli sprazzi di trattative e singole pezze da apporre a costruzioni incomplete. Nell'attesa, iniziamo ad immaginare il mercato da multinazionale del Bari con gli sbloccati fondi di Barton, qualche operazione del Milan che con il nuovo anno solare forse riuscirà a capire i difetti di una rosa non competitiva da un anno e alla quale è stato tolto Kakà, le mosse del Bologna che all'acquisto di Chevanton o chi per lui dedicherà qualcosa in più di quaranta minuti, la stessa Roma che per ora tratta il disoccupato Stellone (altro romano, vale lo stesso discorso di Ranieri e la sua scelta di cuore?), la Fiorentina che dovrà smuovere le montagne per far ricredere un pubblico deluso ed il Napoli alle prese con una squadra in esubero. La speranza c'è, i fatti potrebbero dire qualcosa di completamente diverso, ma per il momento sperare non costa nulla.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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