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...con Zampagna

di Andrea Lolli
Fonte: Intervista realizzata da Raffaella Bon
"All'Atalanta momenti magici"
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© foto di Federico De Luca

Ieri il suo Sassuolo non è sceso in campo, così Riccardo Zampagna ci ha fatto un bilancio della sua avventura neroverde e ci ha parlato della sua vita dentro e fuori dal campo.

Partiamo dalla tua attuale esperienza con il Sassuolo, anche quest'anno state vivendo una favola
"Sì, siamo partiti all'incirca come lo scorso campionato. Forse rispetto allo scorso anno siamo un po' più quadrati e ci sono buone prospettive per migliorarsi".

E il tuo campionato personale come lo giudichi?
"In questa stagione, anche con un problemino al ginocchio, mi sento molto meglio della scorsa. A livello di gol, però, sta andando peggio, ma a volte il calcio è fatto anche di episodi".

Ti aspettavi Mandorlini, tuo ex allenatore, all'estero?
"Me lo aspettavo ovunque. Non mi aspettavo che rimanesse a casa così tanto tempo. Probabilmente ha fatto una scelta molto serena nel senso che il Cluj è una società importante e credo sia stata giusta".

Parliamo della tua carriera, ci racconti i tuoi esordi?
"Io giocavo a calcio così per divertimento, non era un lavoro anche perché lavoravo. Mi allenavo una volta alla settimana e giocavo la domenica. Ho fatto il campionato di prima categoria segnando circa 24 gol in 22 partite e l'anno dopo sono approdato al Pontevecchio che mi voleva. Quello era un discorso molto più impegnativo, bisognava allenarsi tutti i giorni e dovevo abbandonare a metà il rapporto lavorativo. Io non volevo, ma mio padre e il mio datore di lavoro mi dicevano che per un anno era un sacrificio che dovevo compiere".

Quindi tu devi molto a tuo padre?
"Sì, tantissimo. Mio padre e mia madre sono quelli che hanno sempre creduto che potessi diventare un calciatore. Io non ci ho mai creduto e se non avessi dato ascolto a loro non sarei mai arrivato. E' stata una carriera importante, diversa da tanti giocatori. Vengo dalla gavetta, dalla strada, ma forse potevo fare qualcosa di più secondo me. Allo stesso tempo, comunque, ho fatto tanto avendo fatto tutta la scalata ogni categoria. Un piccolo pentimento per aver lasciato la A c'è e vorrei ritrovarla, questo è l'ultimo desiderio che mi fa andare avanti".

Magari col Sassuolo
"Me lo auguro. Sto cercando di farlo capire a tutti i miei compagni perché questo è il mio obiettivo".

Tante sono state le tue squadre prima di approdare all'Atalanta. Cosa ti è rimasto di queste esperienze e degli allenatori che hai incontrato?
"Tutti mi hanno lasciato qualcosa di importante, anche gli allenatori con cui ho avuto rapporti meno belli. Mi hanno migliorato sotto tutti i punti di vista, sia caratteriale che tecnico".

Se dovessi scegliere un'esperienza più importante?
"Sono stato bene a Terni, a casa mia. E' stato un sogno quel periodo, per un ternano giocare nella Ternana è il massimo. Un'altra esperienza importante poi è stata ovviamente a Bergamo. Qui ho vinto un campionato in B e l'Oscar del Calcio per il miglior gol del campionato in A. Sono momenti importantissimi nella carriera. Voglio poi fare una parentesi anche sull'esperienza messinese, che è quella che mi ha lanciato in serie A. A loro devo tantissimo perché la famiglia Franza ha creduto in me fin dal principio. Vincere a San Siro contro il Milan campione d'Europa è uno dei momenti che fai fatica a dimenticare".

Parliamo meglio dell'Atalanta, cos'ha significato per te?
"Ho instaurato un grandissimo rapporto con la curva e con la città di Bergamo. Sono nati rapporti che vanno oltre il calcio, delle vere amicizie. Ho provato cose che in pochi possono provare, per me era un momento magico e tuttora siamo molto legati. Non è facile creare un rapporto così".

Come stai vivendo il momento attuale dell'Atalanta?
"Da tifoso, ma so anche avendo giocato che è una piazza molto importante e difficile. Hanno comunque i mezzi per tirarsi fuori, è solo un momento negativo che passerà".

Parliamo di Gaucci, che hai avuto come presidente. Come lo giudichi?
"Per me è stata una parentesi molto breve, ma tramite loro sono arrivato nel calcio che conta. Dalla C sono arrivato in A e anche se non ho giocato ho fatto comunque l'Intertoto, una vetrina molto importante che mi ha fatto arrivare in B a Cosenza".

Parliamo di te, come sei in campo e fuori dal campo?
"Sono due persone totalmente diverse. In campo ho una carica agonistica che a volte va oltre le righe. Purtroppo fa parte del mio carattere che, comunque, mi ha fatto fare la differenza in questi anni. Fuori dal campo sono un ragazzo totalmente diverso, che ama la pace".

Cosa ti piace fare?
"Niente, mi piace molto riposare (ride ndr). Mi piace mangiare, passo molte ore a tavola, soprattutto a cena. Sono un'ottima forchetta nel senso che non mangio tantissimo, ma di qualità".

Ti piace anche cucinare?
"A volte cucino, soprattutto a casa con la famiglia o con gli amici. Però devo essere ispirato e ci dev'essere la voglia".

Cosa ti piace cucinare?
"Mi piacciono molto i piatti piccanti, che spesso sono semplici. Non creo grandi cose, lo spaghetto aglio, olio e peperoncino, con i pomodorini, è molto semplice, ma allo stesso tempo lascia al palato qualcosa di importante".

Nel tempo libero cosa fai?
"Ozio per il momento. Una volta finito di giocare dovrò fare qualcosa quindi ora mi riposo. La mia lavorativa deve ancora iniziare, anche se l'ho fatto fino a ventidue anni".

Il tuo futuro come lo vedi? Allenatore, dirigente o lontano dal campo?
"Aspetto richieste, se qualcuno mi farà proposte significative le prenderò in considerazione. Ora ho ancora due anni di contratto e penso a giocare, per il momento mi piace ancora e fino a quando mi diverto continuerò. Mi piacerebbe arrivare a quarant'anni".

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