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Roma: Vucinic, l'uomo della provvidenza

di Appi .
Fonte: di Marco Ferri per laromasiamonoi.it

Avrebbe dovuto essere la sfida tra Francesco Totti e Cristiano Ronaldo. Il capitano, però, non ci sarà ed il suo posto sarà preso da Mirko Vucinic. Non uno qualunque. Un talento cui la penisola italica ha dato la possibilità di diventare predestinato. Perché il destino non è un dono calato dal cielo, ma una peculiarità acquisibile sfruttando le occasioni messe sul piatto dal fato.
La "Luce dell'Est" la più grande occasione la sfruttò proprio 12 mesi fa contro i Diavoli Rossi. Alla prima stagione in giallorosso, dopo un lungo stop per guai fisici, Vucinic impiegò addirittura 483 minuti per mettere a segno la prima rete, che arrivò alla prima gara giocata da titolare in Campionato all'Olimpico contro il Siena, sbloccando un match nervoso ed inchiodato sul pari fino alla metà della ripresa. Con Totti in odor di Scarpa d'Oro le chance per mettersi in mostra continuarono a latitare e da gennaio a marzo il montenegrino venne impiegato 8 volte per un totale di soli 160 minuti.
Il destino si presentò allora sottoforma di Van Der Sar il 4 aprile. Con il Manchester che in inferiorità numerica da oltre mezz'ora era riuscito a pervenire al gol del pari, Spalletti tolse dal campo un esausto Wilhelmsson per pungere con l'imprevedibilità di Vucinic. All'ex Lecce bastarono appena 240 secondi per conquistare le luci della ribalta: conclusione violenta dai 20 metri di Mancini, l'estremo difensore olandese che non azzarda la presa e rimette al centro e scivolata vincente sotto la Nord, per il nuovo e definitivo vantaggio giallorosso. Fu il secondo dei tre messi a segno in una stagione con più ombre che luci. Venne vanificato dalla valanga subita all'Old Trafford appena sei giorni dopo. Ma ebbe un peso specifico che va ben oltre il mero dato statistico.
Da quel giorno Mirko Vucinic si è calato alla perfezione in un ruolo per pochi eletti. Il montenegrino è come un sofisticato abito da sera. Da sfoggiare nelle serate che contano, quando si innalzano i calici ed il parterre de roi è di tutto rispetto.

Ha iniziato a sentirsi preso in considerazione seriamente. Non un titolare, certo, ma neanche un brocco sopravvalutato. La consacrazione, poi, è giunta proprio nelle sere di gala dell'autunno del 2007. La prima realizzazione stagionale (dopo 387 minuti giocati) contro lo Sporting Lisbona sposta l'ago della bussola della qualificazione dalle terre di Vasco da Gama a quelle di Giulio Cesare. La tripletta in otto giorni culminata con le reti che sono già entrate nella storia contro Milan e Lazio segnano la definitiva ascesa ad idolo della Sud. Badate bene però. In questa stagione ha firmato il tabellino tre volte tanto rispetto ai dodici mesi precedenti. Per giungere in doppia cifra gli manca solo un centro, ma non è questo il dato su cui riflettere. Vuoi perché spostato tendenzialmente sulla corsia sinistra d'attacco o vuoi per un'acquisizione maggiore e definitiva delle proprie qualità tecniche legate anche, va detto, ad una ritrovata condizione fisica, Vucinic si è rivelato decisivo più nelle prestazioni che non nelle marcature vere e proprie. Lo testimoniano le ultime partite, da quella interna con la Fiorentina in poi, giocate dal montenegrino: rete al Parma, rosso procurato a Pepe e gol al Bernabeu, gol vittoria da subentrante contro il Milan, doppio assist nel derby. La media gol stagionale, complessiva delle tre competizioni, non è ancora di quelle da spellarsi le mani: una marcatura ogni 239 minuti giocati (contro una ogni 333 minuti della passata stagione) non possono rappresentare ancora l'identikit del goleador di razza. Se il dato viene esteso alla sola Champions League, però, il discorso cambia eccome. Nella massima competizione europea, infatti, il montenegrino viaggia alla media di un gol ogni 76 minuti. Roba per pochi e roba da grandi. Meglio di lui ha fatto finora soltanto Peter Crouch del Liverpool. L'auspicio di tutti i tifosi giallorossi è quello di poter assistere al testa a testa tra i due a Mosca...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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