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Micha Djorkaeff, buon sangue non mente

di Alessio Calfapietra
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"Natura non facit saltus". La natura non procede a balzi, secondo il motto antico tramandato nei secoli e proposto infine da Carlo Linneo nel 1700. Eppure il celebre scienziato dovrebbe ricredersi se gli capitasse sotto mano l'albero genealogico della famiglia Djorkaeff. All'apice c'è Jean, celebre calciatore della nazionale francese e di Paris Saint Germain e Marsiglia che ha all'attivo oltre 500 presenze nel campionato transalpino e la conduzione della nazionale armena. Dal frutto del suo amore è nato Youri, uno di quei rari casi nella storia dove il figlio d'arte è veramente valido e anzi più bravo del padre: un mondiale e un europeo vinti da protagonista, campionati ad altissimo livello nell'Inter e goal che ancora adesso rimangono nell'immaginario collettivo. Poi c'è Micha, nato nel 1974 presso il comune di Rueil-Malmaison e che ha scelto lo stesso mestiere del fratello, ma il cui habitat naturale non è il "Parco dei principi" o S.Siro, ma piuttosto il "Degli Ulivi" di Andria o il "Comunale" di Fiorenzuola. A guardare bene nemmeno questi impianti, espressione di un calcio infinitamente meno competitivo, si adattano alle doti di Micha che, sconsolato, prepara armi e bagagli per cercare fortuna altrove. Senza trovarla. Linneo è rimasto sbalordito e non sa spiegarsi come sia possibile che, dopo Jean e Youri, la natura che non dovrebbe procedere a balzi abbia generato Micha. Ed è ancora più incredibile come questi abbia perseverato nel dedicarsi ad un attività evidentemente a lui non consona. Ma andiamo per ordine.

Nell'estate del 1997 Djorkaeff, uno degli elementi più rappresentativi dell'Inter, propone alla dirigenza nerazzurra di concedere un provino a Micha, ragazzo che nonostante i 23 anni di età, diversi dei quali spesi nella terza divisione francese tra Grenoble, Rouen ed Olympique Alès, mostra qualche (vacuo) margine di miglioramento. Richiesta accolta: Micha si aggrega alla tournèe asiatica con cui l'Inter chiude la stagione. A dispetto della qualità miserrima degli avversari (conventicole di Hong Kong) e del clima gioviale delle partite, Micha non incanta ed entra ogni volta a gara ampiamente iniziata trovando la gioia della rete contro il Sing Tao. I dirigenti al seguito comprendono subito che Micha non è soltanto una mezza punta, ma anche e soprattutto un mezzo giocatore, pur ricoprendo il medesimo ruolo di Youri, ma se ci pensate anche Mozart ed un bambino alla quinta lezione di piano suonano il pianoforte, bisogna vedere come! Svanito il sogno (illusione) di indossare la maglia nerazzurra, Micha effettua un provino a fine agosto con la Fidelis Andria che avrebbe affrontato il campionato di serie B. Niente da fare: i pugliesi ritengono di poter fare a meno della sua classe e si limitano ad offrirgli per qualche giorno le proprie strutture di allenamento. Quando Micha teme di rimanere disoccupato spunta la possibilità di andare al Fiorenzuola, arrembante formazione di C1 con alla guida Alberto Cavasin e in attacco niente meno che Luca Toni. Come indennizzo al club piacentino, l'Inter disputa un'amichevole nella seconda settimana di settembre. Nella terza serie italiana Micha si esprime da par suo, non scendendo mai in campo e finendo praticamente ogni volta in tribuna. Anche il Fiorenzuola, compreso il valore del giocatore, a fine stagione lascia partire Micha che prosegue così una parabola declinante che vede sfilare l'Etoile Carouge in Svizzera, l'Es Frejus in Francia, il Kaiserslautern amatori in Germania (è un vizio di famiglia, perché anche in questo caso segue il fratello), il Luton Town in Inghilterra e l'Uga Dècines ancora in Francia. L'ultima stagione troviamo Micha nei dilettanti del Monts d'Or, capolinea di una carriera iniziata nel proverbio "buon sangue non mente" e che invece ha dimostrato che il sangue, certe volte, è più falso di Giuda.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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