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Lazio-Napoli, parla l'ex Garella: "Io, inimitabile e dimenticato"

di Redazione Lazio - Alessandro Zappulla
Fonte: Lalaziosiamonoi-Baldini

Parava con piedi e pancia, Garellik. Il più originale dei numeri uno che vinse scudetti dove mai nessuno ne aveva vinto (Verona e Napoli). "Lalaziosiamonoi" ha incontrato l'ex estremo difensore biancoceleste, vero protagonista di un calcio ormai sepolto sotto le macerie del romanticismo. Talmente personaggio da guadagnarsi la stima di Maradona e una battuta dall'Avvocato Agnellli: "Garella è il più forte portiere del mondo. Senza mani, però".

"La battuta dell'Avvocato mi lusingò, perchè lui non era mai banale e se decideva di dedicare un commento a qualcuno è perchè lo riteneva un personaggio degno di nota. Mi ha fatto talmente piacere che conservo ancora il titolo in prima pagina di un giornale. Nonostante provenivo dal vivaio granata, ho ricevuto spesso attestati di stima dalla Juventus, soprattutto da Boniperti".

Ma Garella in chi si rivede oggi?
"Oggi non c'è nessun Garella. Ormai i portieri sono tutti uguali, c'è banalità nell'interpretare il ruolo, si è persa poetica. Alla mia epoca eravamo 4-5 portieri dalla grande personalità".

Uno scudetto a Verona e uno a Napoli. Quale è stato il più bello?
"Napoli ha rappresentato l'apice della mia carriera. Quello partenopeo è stato uno scudetto indescrivibile, abbiamo reso felice una enorme quantità di persone. Anche il tricolore a Verona è stato importante per me, ma è arrivato quasi per caso; a Napoli è stato più bello".

Ma è vero che a Napoli l'ha voluta Maradona?
"Questa è una cosa che ritorna negli anni. Di certo posso solo dire che Diego rimase molto impressionato dal mio modo di parare, però non so se la società lo interpellò nel momento del mio acquisto".

Nel 1976 arrivò alla Lazio. Un'esperienza un po' in chiaro scuro.
"Sbagliarono tutti: la società che mandò via un grande personaggio come Pulici ed io che arrivai troppo giovane. Sbagliai subito un paio di partite e se a Roma ti presenti senza un curriculum importante lo scotto lo paghi subito. Così dovetti ricominciare dalla serie B alla Sampdoria. Se fossi arrivato a Roma in età più matura avrei potuto raggiungere anche la nazionale; mi è, comunque, servito da esperienza".

Oggi a 53 anni chi è Garella?
"Oggi Garella è completamente dimenticato dal calcio che conta. Dopo la bellissima esperienza alla Canavese in serie D come direttore sportivo ora sono fermo e tagliato fuori da tutti i giochi".

Secondo lei perchè?
"Non lo so, me lo chiedo ma non riesco a capire perchè dopo 35 anni di grande professionalità le alte sfere del calcio non pensano più a me. Forse non mi sono inginocchiato davanti alle persone giuste. Sono molto arrabbiato per questo".

Da ex di entrambe le squadre, come vede Lazio-Napoli di domenica?
"E' una partita molto interessante tra due ottime squadre. Il napoli in questi anni è cresciuto molto, acquisendo calciatori importanti come Lavezzi e Hamsik. Se non avesse sprecato 6 milioni di euro per il portiere argentino (Navarro, ndr) ora sarebbe ancora più forte. Ma anche la Lazio è davvero una bella squadra. Se dovessi fare un pronostico direi un pareggio, anche se il mio cuore pende dalla parte del Napoli".

Che ne pensa della nuova Lazio di Delio Rossi?
"La Lazio ha tra i migliori potenziali offensivi della serie A, tra l'altro ora ha recuperato anche Rocchi. Può fare un grande campionato, inserendosi nella zona Champions: quest'anno mancheranno all'appello molte grandi, potrebbe essere una grande occasione. L'unico difetto è l'ambiente romano. Ci si deprime ed esalta troppo infretta. Ci vorrebbero maggiore equilibrio e pazienza".

A proposito di portieri anomali come lei, che ne pensa di Carrizo?
"Ah no no, io con tutto il ripetto non c'entro niente con i portieri sudamericani. Loro non hanno scuola, hanno un modo tutto particolare di parare: mani basse, pancia in avanti e ginocchia piegate. In questo inizio di stagione comunque a parte qualche episodio non ha fatto malissimo. Giocare a Roma è una grande responsabilità, bisogna anche concedere il tempo di ambientarsi".

Ma i difetti sudamericani di cui ha parlato sono migliorabili con l'addestramento?
"Non credo, sono una questione di mentalità e cultura. Loro sono così, bisogna farci la bocca".

Quale è stato il portiere più forte della storia della Lazio?
"Pulici è stato un grande artefice del primo scudetto; poi Marchegiani".

Chi c'è dopo Buffon?
"In Italia dopo Buffon non c'è nessuno. Ma lui è il portiere più forte del mondo. E' grave che tra lui ed il secondo, che a mio avviso è Petr Cech del Chelsea, ci sia tanta differenza: vuol dire che non siamo messi tanto bene. Tutti elogiano Casillas, ma io ho molti dubbi: la rete che ha subito da Del Piero la dice tutta".

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