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Toro, De Biasi: "Ho scelto i giocatori che fanno gruppo"

di Ilario Imparato
Fonte: La Stampa

Hanno deciso Bovo e Abbiati, hanno lavorato duro tutti, ma il grande vincitore di Toro-Cagliari è, inevitabilmente, Gianni De Biasi. In due giorni ha cambiato faccia a una squadra sbrindellata. L'ha resa coraggiosa, osando lui per primo con un modulo mai utilizzato da Zac. Ha vinto in campo e poi stravinto in sala-stampa, il tecnico richiamato da Cairo. Elegantemente, da uomo di mondo, per prima cosa ha detto: «Questa è anche la vittoria di Alberto Zaccheroni. Finita la partita, l'ho chiamato. Era molto contento della prestazione. Lui è un galantuomo, qui non ha avuto fortuna. L'ho ringraziato per il lavoro fatto con i 3 centrali in difesa: nel finale, quando il Cagliari sui piazzati attaccava in 7-8, è venuto utilissimo. Io, rispetto a lui, ho solo fatto delle scelte diverse. Ho preferito andare sul sicuro, scegliendo gli elementi che conoscevo meglio, quelli che mi davano maggiori garanzie di coesione».
Ha avuto ragione, De Biasi. E al primo colpo è tornato a festeggiare una vittoria che in A gli mancava dal 5 dicembre 2004 (3-1 a Reggio Calabria), due mesi prima dell'esonero di Brescia. Tre punti pesanti, «direi vitali». Che esigono una dedica speciale. Urlata alle telecamere subito dopo il fischio finale: «E' per te, Chiara». La figlia del mister. «E' la mia vita. Ha avuto qualche piccolo problema: lei sa che, anche se sono a 500 km di distanza, sono sempre al suo fianco».
A fine partita, suo malgrado, De Biasi ha dovuto pensare anche ad altro. «Mi è venuto incontro Farina. S'è lamentato degli insulti ricevuti dai tifosi, ha dato la colpa ai miei giocatori. Mi sono scusato ma non ho capito l'imputazione: stavamo vedendo la luce in fondo al tunnel, ci battevamo con grande determinazione e basta. Mi permetto di dire che, come arbitro internazionale, dà troppa importanza agli aspetti esterni, a quel che si dice dentro e fuori campo. Deve stare più tranquillo, Farina...».
Il Toro, aspettando Firenze, più tranquillo lo sarà di certo.

«La sterzata potevamo darla soltanto noi - osserva De Biasi -. La squadra aveva perso fiducia nei suoi mezzi, ma ha capito che così non sarebbe andata da nessuna parte. Le cose che mi sono piaciute di più sono state la determinazione e la coralità sfoggiate in partenza. La gente ha capito che in campo si stava cercando di percorrere altre strade e ci è venuta dietro. Dopo l'1-0 avremmo potuto chiudere il conto. Non l'abbiamo fatto e nella ripresa abbiamo sofferto di "braccino". Ma avevamo un Abbiati strepitoso e un Brevi da abbracciare».
A proposito di abbracci, prima e dopo la partita se ne sono scambiati, di calorosi, Cairo e De Biasi. Auguri reciproci, poi complimenti. «Il nostro è un rapporto di grande intensità», assicura il presidente che lunedì ha riallacciato il filo spezzato lo scorso 7 settembre. «E' tornata la magìa - assicura Cairo -. Anche sugli spalti. Ero sicuro dell'appoggio dei nostri tifosi speciali, ero convinto di una grande reazione del gruppo. Contro il Chievo non ho più riconosciuto il mio Toro. Ci voleva una scossa, l'ho data e i frutti si sono visti: voglia di combattere, squadra unita». Pentito di non aver agito prima? «Non si può vivere di rimpianti. Guardiamo avanti. Possiamo e dobbiamo ancora migliorare. Intanto, avete visto Bovo? Bel gol, bella prova. Evidentemente, il mio "mercatino" qualcosa ha prodotto...». Frecciata lecita: chi vince ha sempre ragione. Ma chi, come noi, il 31 gennaio aveva parlato di «mercatino» non ha cambiato idea. Oltre a Bovo, serviva altro al Toro. Subito. La caduta, forse, sarebbe stata frenata prima del 28 febbraio.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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