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E' Camoranesi l'acquisto in più della Juventus

di Ilario Imparato
Fonte: La Stampa

A Ranieri, domenica, è servito moltissimo. A Donadoni probabilmente servirà. Mauro Camoranesi torna in Nazionale dove non gioca dal 28 marzo. Ieri sera il Cabezon era a Coverciano: in una settimana di allenamenti può recuperare altri pezzi dell'autonomia che ha perso con il lungo infortunio dell'estate e aiutare l'Italia nella ricostruzione dell'equilibrio smarrito nell'inguardabile secondo tempo di Budapest. Non è detto che il ct si fidi della sua condizione fisica e lo butti in campo contro la Francia, tuttavia la lezione di Cagliari ha dimostrato che c'è una differenza tra avere Camoranesi o non averlo: naturalmente quando ha voglia di giocare, il che non succede sempre. Lui è uno dei pochi esterni che rendono in copertura e nello stesso tempo alimentano il gioco in attacco. Un'ala e non un'aletta. Un mediano dai piedi ottimi. Un regista esterno. Roba solida per una Nazionale che può vincere alle Far Oer e in Lituania con tre punte ma, se non vuole crollare con i francesi e gli ucraini, deve trovare qualche puntello migliore.

Donadoni ci sta pensando. La vecchia guardia campione del mondo ne gradirebbe il ritorno: l'ultima figuraccia con gli ungheresi ha lasciato il segno. «Tra campioni si annusano», ha detto Ranieri per spiegare l'effetto chimico creato da Camoranesi nel secondo tempo con i sardi. Con lui la Juve poteva perdere per quante occasioni ha creato il Cagliari contro una difesa inaffidabile e slabbrata. Però se ha vinto lo deve, oltre alla fortuna, alle giocate del suo oriundo: tre gol, tre zampate compreso il colpo al volo che ha concesso a Del Piero la prima rete del campionato. «Non mi era mai capitato di segnare da 10 centimetri di distanza ma ne sono felicissimo», ha scritto Alex sul suo sito.

Camoranesi la sua felicità la tiene stretta e segreta. Lui non ha siti nè attenzione per l'immagine: a memoria non ricordiamo una pubblicità con la sua faccia vagamente india e i capelli raccolti nella coda che se ci fosse ancora Boniperti presidente l'avrebbe spedito dal barbiere. Il personaggio è poco incline alle interviste, ruvido, diretto, tutt'altro che banale. A Duisburg, nel ritiro azzurro, ammise che non cantava l'inno di Mameli perché non ne sapeva le parole. «Forse le conoscono i miei figli che sono cresciuti in Italia» disse, senza cercare spiegazioni comode. E ancora: «Io sono qui per giocare il Mondiale e far felice mio padre che lo ha sempre sognato. Non è patriottismo, è orgoglio di famiglia».

Il personaggio è questo. Non blandisce. Mauro cominciò lo scorso campionato tra i fischi dei tifosi: aveva detto che era rimasto in serie B per forza ma avrebbe preferito andarsene. Poteva bluffare e raccontare una balla invocando una scelta di vita. «Non mi piace fingere. Nel calcio c'è molta ipocrisia e tutti dicono e fanno più o meno le stesse cose per non avere guai. Io, nel caso, sto zitto».

Camoranesi ha vissuto in silenzio anche il complicato rinnovo del contratto: si sapeva che c'erano molti ostacoli da rimuovere, alla fine si è capito che il più impegnativo erano gli euro dell'ingaggio. Ora è legato alla Juve fino al 2010, guadagnerà 2 milioni e 800 mila euro, quattrocento mila in più dell'ultimo contratto. Non è il top. «Stavolta i soldi erano un elemento importante della trattativa - ha ammesso -. Quando arrivai alla Juve, cinque anni fa, non ero un giocatore importante, ora ho voluto che mi dimostrassero che lo sono e che ho lavorato bene in questo tempo. Del resto di questo lavoro cosa rimane se non i soldi? Non è vero che ti ricordano per sempre: quando ci sarà un altro al posto mio mi dimenticheranno come succede a tutti». Ha ragione, Camoranesi. Diciotto anni fa moriva nel rogo di un'auto su una strada polacca Gaetano Scirea, uno dei giocatori più grandi e sicuramente una delle persone migliori che abbiano vestito la maglia della Juve. Molti lo hanno dimenticato. Ieri sul sito della Federcalcio, per la quale Scirea vinse un Mondiale, proprio come Camoranesi, non c'era nemmeno una parola. I ricordi svaniscono e i soldi rimangono. Dunque è meglio prenderne tanti e subito.

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