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Camoranesi, l'alter ego è Foggia

di Appi .
Fonte: di Alvise CAgnazzo per carlonesti.it

Nel rumoroso ventre scoperto dello stadio "S.Elia", dove è il vento a pettinare i capelli, il fato deve aver intrapreso un nuovo percorso. Inseguendo una direzione opposta, come a voler far scontare al traghettatore "Caronte" tutte le monete sottratte alla anime pie. Senza quel vento, però, la novella Juventus, quella del piano industriale da condomino di borgata, del risparmio coatto e dei contratti a cottimo, come nelle opere di Verga, mai sarebbe riuscita a scollinare l'impervio ostacolo, degno di un nuraghe, rappresentato dal combattivo Cagliari. Per nulla arroccata in una difesa ad oltranza, ma tenace nell'applicazione disciplinata di un 4-3-3 d'altri tempi, in grado di mandare in frantumi il fragile centrocampo bianconero, la formazione isolana è riuscita a mostrare, con piacevole continuità, una manovra fluida e spettacolare, anche se non impreziosita da nobili interpreti, ma da spartani apprendisti.

Costituita dalla colonia, variegata, di giocatori reduci dall'esperienza di Ascoli, come Parola, deludente nell'esperienza con la Sampdoria, ma rigenerato dalla cura Giampaolo, o l'esterno Fini, sino a giungere al rampante Foggia. Ceduto, con eccessiva superficialità, dal Milan, pronto ad accogliere giovani talenti solo se con il passaporto sudamericano, come testimoniano le scommesse Grimi e Pato, senza conferire umana fiducia a giovani con un passato nebuloso, ma dal futuro già tracciato, il fantasista partenopeo è riuscito a convincere Donadoni in un pomeriggio altrimenti anomalo, soprattutto per chi, come lui, dopo l'addio di Nesta, l'infortunio di Materazzi, e le pecche di Cannavaro, era in cerca di validi centrali difensivi. Eppure, nel catino assolato della splendida Cagliari, ed emergere nel grigiore di un primo tempo assai monotono, è stato il tornante rinnegato da Milan, prima, e Lazio, poi. Disposta, pur di sfoltire l'organico, a concedere agli isolani il diritto di riscatto in un prestito che, con molta probabilità, a fine stagione verrà tramutato in acquisto definitivo.

Così, "aspirina" Foggia, schierato come terzo incomodo in un tridente completato da Larrivey e dal promettente Matri, vincitore di tutti i duelli aerei con Criscito, sostituito dal giardiniere Ranieri, il quale, pur dotato di una considerevole pazienza, per umana disperazione, ha preferito lasciarlo negli spogliatoi al termine del primo tempo, concedendo fiducia, previa consueta recita del rosario, al rientrante Legrottaglie, ha potuto conquistare la prima convocazione in Nazionale. Maturata proprio alla vigilia della delicata sfida contro la Francia, decisiva ai fini di una qualificazione d'un tratto tornata in bilico. Nel ritiro milanese, che accompagnerà gli azzurri alla sfida di sabato prossimo, nel nome di un'alternanza, spesso figlia di staffette, Foggia ritroverà, questa volta non da avversario, il rientrante Camoranesi. Privato, a causa di un lungo infortunio, dell'autonomia necessaria, ma pur sempre determinante nell'approccio all'incontro.

Come testimonia la manciata di minuti disputata nella partita di domenica quando, subentrando a "Lucignolo" Salihamidzic, è riuscito a redarguire le incursioni offensive di Fini e Pisano, regalando a Trezeguet, Del Piero e Chiellini le reti della vittoria. Sofferta, e forse per questo più gradita, anche in virtù di un assestamento difensivo ancora da compiere, con Boumsong confinato in tribuna ed il giovane Criscito a concedere spazio, vitalità e, soprattutto, centimetri all'anonimo Larrivey. Senza l'imprevedibilità del polemico Totti, deciso nel rispettare il rifiuto, categorico, a qualsiasi forma di coinvolgimento nel nuovo corso azzurro, e con un Del Piero in ritardo di condizione, il rientro di Camoranesi risulterà dunque fondamentale anche per Donadoni. Chiamato a gestire, senza alcuna possibilità di errore, una partita, quella contro la Francia, simile ad un bivio più che ad un sentiero. Al termine del quale, potrebbe anche affacciarsi un nuovo commissario tecnico...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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