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Non sparate su Vieri: soffre di depressione!

di Giuseppe Di Napoli
Fonte: Andrea Sorrentino per La Repubblica

Lei, la bestia, ti addenta l'anima e non la molla più. Ti sfianca, ti tritura dentro. E' onnivora, quindi non fa distinzioni: per lei è lo stesso se guadagni 1000 euro al mese o al minuto. Lei è il "male del nuovo secolo" e non risparmia nessuno, neppure i ricchi e famosi. La depressione. Quando ti ghermisce, inizia un lungo tunnel. Devi provare a uscirne con le tue forze, e solo quelle. E' un tunnel che Christian Vieri conosce: lo ha percorso negli ultimi mesi. Ora, che in fondo alla galleria comincia a intravedersi un bagliore, Bobo ha preso due decisioni. La prima è che continuerà a giocare al calcio, sì, è sicuro. La seconda è che ripartirà davvero da zero, come quando era un ragazzino nelle giovanili del Toro: il club che lo vorrà potrà pagarlo al minimo sindacale, circa 1500 euro al mese, poi magari ci saranno incentivi e premi di rendimento, ma la base dei 1500 mensili rimarrà. Si parla dell'Atalanta, e infatti nei prossimi giorni ci sarà un incontro col presidente Ruggeri: a Bergamo vogliono capire quale Vieri si troveranno di fronte, prima di decidere.

Perché l'ultimo Bobo, come l'ambiente del calcio ben sa, è un uomo in difficoltà. Un uomo che non è stato affatto bene, che ha sofferto, che soffre ancora, come racconta chi gli è vicino. E che ha bisogno di aiuto, certo, proprio lui, l'indistruttibile Bobone. Dimenticate, o almeno non considerate nel solito modo, il suo cospicuo conto in banca o l'immagine di Vieri al mare con la fidanzata, la velina Melissa Satta, il mese scorso: era lì, certo, l'hanno visto e fotografato tutti, se la spassavano in spiaggia, ok. Tutti a dire, suoi colleghi compresi: il solito Vieri, se ne va al mare e noi in ritiro, a sudare. Ma quelli erano momenti di impalpabile serenità rubati alla bestia, grazie alla presenza di una ragazza che per Vieri è diventata sempre più importante. Dietro le foto, c'è un disagio che parte da lontano.

Bobo ha sempre avuto un carattere difficile: polemico, pronto ad adombrarsi e a chiudersi in se stesso, anche con gli amici più cari, prima vicini poi allontanati poi di nuovo vicini. Ma era il Vieri che segnava decine di gol, un semidio, era lui e tanto bastava. Ma dopo i trent'anni, si sa, per un calciatore inizia la discesa: atletica, psicologica, col dubbio che si fa strada: e dopo? E adesso? La fiducia viene meno, anche intorno a te prima che dentro di te, vacilli, ma continui a mostrare i denti alla vita.

Allora ti poni un obiettivo e pensi solo a quello. Nel caso di Vieri, il Mondiale: finire in bellezza con la maglia azzurra addosso, col mondo che ti guarda, ecco l'obiettivo. Inizia a pensarci da più di un anno prima, ma le cose all'Inter non vanno bene e con Mancini nemmeno. Se ne va al Milan, "sennò perdo il Mondiale". Ma il fisico non risponde come dovrebbe, la squadra non lo aiuta poi così tanto, di spazio ce n'è poco, la concorrenza terribile.

L'ansia aumenta, il Mondiale si avvicina, mancano pochi mesi. A gennaio via, al Monaco. Ma una sera il ginocchio fa crac e col ginocchio anche il resto. L'obiettivo sfuma, l'ultimo treno passa, addio Mondiale. E tutto crolla. Anche perché in famiglia c'è una storia che va avanti da un paio d'anni e che a Bobo è dispiaciuta un sacco, e ancora non se ne fa una ragione: la separazione dei suoi genitori, cui è legatissimo, dopo tanti anni assieme.

Troppe cose brutte e tutte nello stesso periodo, la misura è colma: la bestia inizia a compiere il suo sporco lavoro. La voglia di allenarsi diminuisce, poi scompare. Ci sarebbe da curare quel ginocchio, ma neanche quello gli riesce, o gli va. Abulia totale, stanchezza di tutto. E' giugno, il futuro un'incognita: inizia una terapia presso uno specialista famoso nel combattere bestiacce. In un momento di ottimismo, Bobo chiama il suo amico Beppe Marotta, dg della Samp, e gli fa: "Mi volete?". Lo vogliono, ci mancherebbe.

Intanto c'è il Mondiale, l'Italia va. La "sua" Italia, senza di lui, che la osserva in tv con un magone infinito, passa il primo turno, poi gli ottavi, poi i quarti. La bestia si agita, pretende il suo dazio.

Italia-Germania 2-0, siamo in finale. "Sto rosicando - ammette Bobo alla presentazione della Samp, mentre la folla adorante lo acclama - perché ho fatto di tutto per essere ai Mondiali e invece sono qui, per colpa di quel maledetto infortunio". La sera del 9 luglio Fabio Cannavaro alza la Coppa del Mondo: è troppo, Vieri scivola ancora più giù. E' il down totale. Niente Samp, non ce la fa.

E sì, se ne va al mare con la velina, perché è meglio non pensare al resto, con lei almeno le cose sono appena più facili. La Samp aspetta, poi si spazientisce, gli comunica il suo ultimatum, lui è lì per tornare di nuovo, poi capisce che a Genova già non lo amano più e molla del tutto, perché di tutto ha bisogno uno nelle sue condizioni tranne che di un ambiente ostile, o scettico: niente Doria, grazie, e forse mai più calcio. Il tunnel avvolge ogni cosa col suo silenzio.

Nelle ultime settimane, dicono, la reazione. Vieri vuole ancora caracollare dietro un pallone, perché è la sua vita. Anche ripartendo da zero, anche con uno stipendio da 1500 al mese. Perché non ha dimenticato le sghignazzate e le ironie di certi suoi colleghi nelle settimane scorse, quando lui era a pezzi, e vorrebbe ricacciargliele in gola. E poi per se stesso, soprattutto per se stesso. Riconciliarti con la tua vita e ridarle valore: ecco il modo per uccidere la bestia. Rotolando via, lontano, insieme al pallone.

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