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Eli Louhenapessy, dall'Ajax... ai dilettanti

di Germano D'Ambrosio
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La storia di Louhenapessy è dolceagra: poco conosciuta rispetto a quelle di altri suoi "compagni di sventura" transitati per il nostro campionato, ma decisamente appropriata al clima che si respira in questo periodo. E' decisamente una parabola, e in questo caso il termine sta a indicare sia la particolare traiettoria della carriera del giocatore, che il valore parenetico della sua storia. Uno e trino, il nostro "Eli": riuscì a non farsi apprezzare da Udinese, Genoa e Salernitana. Molti si domandano dove sia andato a finire: beh, molto più vicino di quanto non si possa pensare...
Eliah Jeremias Louhenapessy nasce ad Amsterdam il 14 Ottobre 1976: i suoi tratti somatici, tuttavia, tradiscono chiare origini indonesiane, molucchesi per la precisione. Dopo aver tirato i primi calci del minuscolo club del DWS ("Door Wilskracht Sterk", qualcosa tipo "mens sana in corpore sano"), inizia a farsi le ossa nelle giovanili dell'Ajax, celeberrima fucina di talenti da decenni a questa parte. Dopo una lunga trafila nelle giovanili, il centrocampista viene portato in prima squadra da Louis Van Gaal, a 20 anni appena compiuti. I lancieri, reduci dalla sconfitta in finale di Champions League contro la Juventus, si sono già liberati di molti campioni (Davids, Seedorf, Kanu, ecc.), e dunque il periodo sembra propizio ad un ricambio generazionale piuttosto sostanzioso. Di Eli si parla un gran bene, ma lui riesce a scendere in campo soltanto una volta. L'iniziativa passa quindi nelle mani dell'Udinese, che con un blitz diretto dall'allora ds Carlo Piazzola nell'estate del 1997 strappa il giocatore agli olandesi e lo porta dritto in Italia, insieme ad un'altra vagonata di ragazzini futuri campioni e non: dall'Aarhus arriva Jorgensen, dall'Anderlecht invece Walem... per intenderci. E' anche l'anno di Hazem Emam, di cui abbiamo già parlato qualche mese fa. I friulani, guidati da Alberto Zaccheroni, affrontano per la prima volta un'esperienza in Coppa Uefa, e dunque vogliono avere a disposizione una rosa ampia per poter ben figurare su tutti i fronti. Eli gioca qualche amichevole prestagionale, ma viene "tagliato" prima dell'inizio del campionato. Lo prende in prestito il Genoa, in serie B, sperando che con i rossoblu avvenga la definitiva consacrazione. L'olandese, in effetti, nel campionato cadetto non sfigura del tutto: gioca 12 partite, mettendo a segno anche un gol alla seconda giornata di ritorno (2 febbraio 1998, Lucchese-Genoa 2-3, gol decisivo per la vittoria dei liguri). Resterà questa l'unica sua impronta nel calcio italiano. A fine stagione - conclusasi con uno scialbo e imprevisto nono posto, per il Genoa - Eli torna a casa madre, accolto non esattamente con entusiasmo. A Udine in panchina c'è Guidolin al posto di Zaccheroni, partito alla volta del Milan, ma la fiducia nei confronti del regista olandese è la medesima. Ancora una volta si opta per un prestito, ma dato il rapporto non proprio idilliaco con il calcio italiano si tenta la soluzione estera: il De Graafschap, squadra olandese e quindi presumibilmente più adatta al suo tipo di gioco, quale che sia.

Ma da Gennaio a Maggio del 1998 Eli non vede mai il campo, pur essendo il club olandese non certo un tourbillon di grandi campioni, e nonostante la presenza in squadra di Sonny Silooy, suo ex compagno ai tempi dell'Ajax (sbagliò uno dei rigori contro la Juve nella finale di Roma). Dire che l'anno successivo va meglio è un eufemismo dal quale preferisco astenermi: sono due gli spezzoni giocati nella stagione 1999/2000, sempre con il De Graafschap, squadra che nel frattempo ha instaurato un rapporto di collaborazione con l'Udinese e dunque ospita anche Hazem Emam, Janiero Andrè Schneider, Okwere Akyasi, Patrick Fredholm e Sanda Sanda. Come, non li conoscete? Eppure erano anche loro talenti 'made in Friuli'! Per la cronaca, nel gruppo figura anche l'attuale bomber Denis Godeas. Nell'estate del 2000 Eli torna come consuetudine alla corte dei bianconeri, ma ormai è poco più di un rito scaramantico: sia lui che la società già sanno che gli tocca un altro anno in prestito. Il 2 febbraio il giocatore approda alla Salernitana per aiutare i campani a risalire la china in classifica: l'esordio avviene il giorno 25 del mese stesso, proprio contro gli ex compagni del Genoa. Lui entra al 30' del secondo tempo sostituendo Yuri Tamburini, ma non riesce a impedire che i liguri escano dall'Arechi con l'1-0 in tasca. Seguono altre quattro apparizioni contro Siena, Ternana, Piacenza e Chievo: due sconfitte e due pareggi. La Salernitana si salva per pochi punti, e a questo punto anche l'Udinese sventola bandiera bianca: si conclude ingloriosamente il sogno di Louhenapessy di poter annusare il profumo della serie A (zero presenze, pochi altri olandesi possono dire di aver fatto peggio nel nostro massimo campionato).
Il giocatore, non più giovanissimo ma con il curriculum di un adolescente, deve trovarsi un'altra squadra, e a luglio 2001 si accasa in fretta e furia allo Schwartz-Weib Bregenz, club che fa capo ad una cittadina austriaca nota soprattutto per il Casinò. Non è esattamente il Real Madrid, eppure Eli non va oltre le nove presenze in campionato, con zero gol all'attivo. A giugno 2002 il rapporto con il Bregenz si interrompe e Louhenapessy va in crisi: le offerte per lui scarseggiano, anzi proprio non ci sono. Vagabondando in quel di Udine - e, forse, rimuginando a testa bassa - il giocatore si imbatte nei dirigenti del Tamai, squadra della provincia di Pordenone che gioca nel Campionato Nazionale Dilettanti. Inglorioso per un regista scuola Ajax ripartire dai campetti di provincia? Forse, ma Eli non è nelle condizioni di fare lo schizzinoso, e a novembre l'accordo viene trovato. L'olandese, che non contribuisce alla promozione dei suoi tra i professionisti, ci prende gusto e a marzo 2003, dopo aver rescisso il contratto con il Tamai, passa al Sevegliano, piccolo centro a venti minuti di macchina da Udine, militante sempre nel CND. Nel 2004, dopo qualche settimana di prova, Eli compie un piccolo salto di qualità trovando l'accordo con la Carrarese, in serie C1. Ma quest'anno è possibile vederlo all'opera ancora in Friuli, nel campionato di Eccellenza, con la maglia del San Daniele. Pochi soldi - forse, ma presumibilmente sicuri - e poche preoccupazioni in testa: con l'aria che tira di questi tempi, non è blasfemo dire che Louhenapessy abbia trovato l'elisir di lunga vita calcistica. Condito da tanta umiltà e spirito di sacrificio. Questo sì che è stile Ajax!

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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