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Ciao Hide! I motivi del ritiro di Nakata

di Christian Seu
Lettera aperta del calciatore nipponico

La vita è come un viaggio, un viaggio è come la vita
(lettera aperta di Hidetoshi Nakata)
01/12/1985-22/06/2006
Sono passati più di 20 anni da quando cominciai il mio viaggio chiamato "calcio".

Un viaggio che cominciò un giorno su un campo di una scuola elementare di Yamanashi, dove sono nato e cresciuto. Avevo 8 anni, il cielo invernale era freddo....
A quei tempi ero totalmente dedito a calciare il pallone e pensavo solo a segnare dei goal, con tutte le mie energie. Il gioco mi divertiva davvero e portavo sempre un pallone con me.
Ma non avrei mai immaginato che quel viaggio potesse diventare così lungo.

Dalla Rappresentativa della provincia di Yamanashi alla Rappresentativa regionale del Kanto, poi la U-15, la U-17, la U-20 fino ad una squadra della J-League. E poi il passaggio in Europa, dove ho passato una parte importante della mia carriera.
Con la Nazionale Olimpica e con quella maggiore ho avuto la possibilità di disputare tante gare sui campi di tutto il mondo.
Il calcio è sempre stato nel mio cuore, in qualsiasi momento.

Il calcio mi ha dato davvero tantissime cose: gioie intense, tristezza, amici e prove da superare come uomo.
Naturalmente non sono state tutte rose e fiori. Tuttavia quello che mi ha dato il calcio è stato per me un' esperienza meravigliosa ed il nutrimento che mi ha fatto crescere come persona.
Da sei mesi avevo deciso di ritirarmi dal mondo del calcio professionistico, dopo il Mondiale di Germania.
Non c'è stato nessun episodio né un motivo in particolare che mi ha portato a prendere questa decisione. Semplicemente sentivo che era arrivato il momento di "staccarmi" da questo viaggio chiamato calcio professionistico e volevo cominciare un altro viaggio che mi porti a scoprire un nuovo mondo. Tutto qui.
Il calcio è lo sport più seguito del mondo. Per questo ci sono tanti tifosi, e tanti giornalisti intorno. Sui giocatori è riposta l'attesa, i giocatori sono al centro dell'attenzione ed hanno la responsabilità di vincere.
A volte ho ricevuto così tanti complimenti da illudermi di poter fare tutto. Altre volte ho sofferto molto per critiche che miravano a colpirmi sul piano personale ed umano.
Dopo essere diventato un calciatore professionista, facevo fatica a rispondere a domande tipo "Ti piace il calcio ?". Non riuscivo a rispondere semplicemente "Sì, mi piace", in tutta sincerità. Anche se ero cosciente del grande onore e della grande responsabilità che avevo per quel che facevo, stavo perdendo il genuino sentimento per il pallone che avevo quand'ero bambino.
Tuttavia, dopo la partita del 22 giugno contro il Brasile, che è diventata la mia ultima partita da professionista, ho capito che non potrò mai smettere di amare il calcio. Ho provato una grande emozione che veniva dal fondo del cuore, qualcosa di molto piu' grande di quello che mai mi avrei immaginato.
Adesso capisco che si trattava di qualcosa che fino a quel momento avevo cercato di nascondere in un punto remoto e inaccessibile del mio cuore, in modo che nessuno potesse ferirla. Negli anni ho innalzato un muro spesso che proteggesse quelle sensazioni da varie situazioni.
A volte mi sono comportato in modo freddo, come se non avessi emozioni. Ma alla fine quel muro e' crollato e tutto quello che tenevo dentro e' uscito come un fiume in piena.
Alla fine di quella partita, mentre cercavo di memorizzare la sensazione dell'erba di quell'ultimo campo, sono riuscito a calmare l'onda di emozioni che stavo provando, ma quando mi sono alzato e sono andato a salutare i tifosi rimasti, quelle emozioni sono riafforate in tutta la loro intensità.
E sono stato attraversato da una serie di pensieri...
Ci sono stati sempre tifosi in tutti gli stadi del mondo a tifare per me con tutte le loro forze. Ho sentito la gente gridare il nome "NAKATA" nei campi di tutto il globo. È grazie al supporto di tutte queste persone che ho potuto continuare questo lungo viaggio durato più di un decennio.
E in questo lungo viaggio nel calcio la Nazionale Giapponese è stata davvero un posto speciale per me.
Giocando le mie ultime gare nel Mondiale in Germania pensavo solo a questo... "Quale messaggio posso trasmettere ai compagni di squadra, allo staff ed a tutti i tifosi ?"

Sentivo che la Nazionale Giapponese aveva la possibilità di ottenere un grande risultato. Tecnicamente il livello dei singoli giocatori della Nazionale di oggi è alto e abbiamo anche dinamismo.
L'unico rammarico è che non abbiamo saputo esprimere tutta la nostra forza.
Negli ultimi quattro anni ho cercato in tutti i modi di far capire questo, incoraggiando, urlando e a volte facendo arrabbiare i miei compagni. Ma forse non sono riuscito a trasmettere bene i miei pensieri.
Mi dispiace davvero per il risultato con cui e' finita la nostra avventura in questo Mondiale.
Dopo l'eliminazione ho pensato a molte cose. Mi domandavo che cosa ho dimostrato ai tifosi e che cosa ho fatto provare durante la mia carriera. Sinceramente non ero sicuro di essere riuscito a trasmettere qualcosa.
Pero' dopo aver letto tutti le e-mail che tutti voi mi avete mandato, ho capito che tante persone avevano compreso quello che volevo trasmettere e quello di cui pensavo la nazionale avesse bisogno. Quindi, adesso sono sicuro che il mio "modo di essere" un giocatore professionista non era sbagliato.
Pensavo che lasciare la Nazionale ed il calcio senza riuscire a trasmettere niente sarebbe stata una cosa difficile. Ma sono convinto che tutti quelli che hanno fatto lo sforzo di capirmi saranno li' a sostenere il calcio giapponese del domani.
Quindi, adesso posso partire serenamente per il mio nuovo viaggio.

Per concludere vorrei dire solo questo:
ho sempre camminato a testa alta. Questo diventerà la base di tutta la mia vita e mi darà fiducia nei miei mezzi. Ma se sono riuscito ad avere la forza per fare questo, lo devo alla "vostra voce" che mi ha accompagnato sempre ed ovunque.
E custodendo preziosamente questa vostra voce nel cuore, continuerò orgogliosamente a vivere da oggi in avanti. Con questa consapevolezza, d'ora in poi potrò superare qualsiasi difficoltà.
Il nuovo viaggio comincia adesso.
Non calcherò più un campo come giocatore, ma non abbandonerò mai il calcio.
E durante questo viaggio sicuramente calcerò ancora il pallone con qualcuno in un campetto o in qualche parco come forma di comunicazione con la stessa passione che avevo da bambino.
A tutti i compagni e i giocatori con cui ho condiviso i campi di calcio, a tutte le persone che mi sono state vicine, e a tutti voi che fino all'ultimo mi avete seguito con grande affetto: dal profondo del mio cuore,
"Grazie !"
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Lunedì 31 Dicembre 2018
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